‘O
Munaciello a Miami Beach e l’avventura di tre ragazzi
Leonardo
Scuriatti, Valentina Borgogni e Carmine Candito.
Al 6425 di Biscayne Boulevard
C... piùDA
FIRENZE A MIAMI PASSANDO DA NAPOLI
‘O
MUNACIELLO
‘O
Munaciello a Miami Beach e l’avventura di tre ragazzi
Leonardo
Scuriatti, Valentina Borgogni e Carmine Candito.
Al 6425 di Biscayne Boulevard
Corner con la 65th Street a Miami, qui siamo a Napoli, anche il nome ‘O Munaciello
"piccolo monaco " in napoletano , uno spiritello leggendario del folclore napoletano citato
nell’800 da Matilde Serao, mostra una appartenenza ad una terra
con tutti i suoi colori e la gioia di vivere, schidionate di ferro che reggono
corone di aglio, peperoncini e pomodorini piemolo, le profumate mele Annurca, i
limoni di Amalfi e Sorrento, i prodotti provenienti dai terreni sotto il
Vesuvio, ceste di frutta, il juke box, carrettini pieni di fiori e quello delle
granite al limone, il locale è un piacevole caos organizzato, mostra la
gerarchia di squadra, la fretta calma, la consapevolezza incosciente, l'
emozione di fare sempre le stesse cose, tutti i giorni, in maniera differente….tovaglie
con i numeri della tombola stampatati, un album
fotografico di un quartiere spagnolo per la carica seduttiva di un vero e
proprio palcoscenico napoletano, ti
aspetti da un momento all’altro di vedere apparire Totò, nel cinquantenario
della sua scomparsa, aspettiamo di scorgere la sua malafemmena, e troviamo
allegri panni tesi al sole di Napoli,
Maradona, eroe indimenticabile al cuore dei napoletani, infatti la prima cosa
che vedi, entrando, è il magico “numero 10” stampato sulle maglie di Maradona
tese, come fossero al sole, tenute dai chiappini di legno.
I ragazzi, Leonardo,
Valentina e Carmine ti portano per mano negli affascinanti quartieri spagnoli
che hanno riprodotto a Miami, per un viaggio nella storia della migliore cucina del
mondo, sapori,
profumi e colori ,
dagli spaghetti, ragù, mozzarella, babà, sfogliatella, pastiera, caffè, salame
di Napoli, struffoli, chiacchiere, zeppole di San Giuseppe, tortano,
casatiello, caprese, delizie, cannelloni, lasagna, falanghina, limoncello ed infine l’enorme forno a vista, regno incontrastato di Carmine
Candito, un gigante di simpatia per la pizza più buona di Napoli, prima portata
a Firenze in Santo Spirito ed infine a Miami, dove le sue pizze ridono, sono
opere d’arte, la sua cucina, napoletana, che nasce dal pane, ma si arricchisce
via via di profumi e sapori che la rendono unica e la sua impronta napoletana è
marcatamente evidente nelle portate principali, che risentono di un timbro che
è connaturato nella storia della Campania, percorsi di terra, i colori della natura che circonda Napoli, segni di
appartenenza, ricordi che arrivano da lontano e ritornano in superficie,
naturali e spontanei, ricerca di prodotti, di innovazione, di voglia di
stupire, ma la terra Campana rimane sullo sfondo.
Leonardo
spiegaci il perché di questa nuova apertura
Miami Beach vede 2 milioni di turisti italiani ogni anno, ‘O Munaciello a
Firenze ormai è arrivato ad un punto di eccellenza, siamo in 3 soci giovani e
avevamo voglia di “allargarsi”, la cucina italiana negli Stati Uniti è seguita,
amata, ricercata e, come prima base negli USA, ci siamo fermati a Miami Beach,
dove, dopo 2 mesi dall’apertura, siamo già in un vortice di gente che fa la
fila fuori del locale, gente che ritorna, attori e calciatori italiani che ci
vengono a cercare, gli amici italiani, i fiorentini, i napoletani.
Che peso ha
la tradizione nella cucina di ‘O Munaciello?
Il tema del
nostro brand è la cucina napoletana, la tradizione è parte fondamentale ed
integrante della cucina Campana, di quando a Napoli si faceva della
condivisione uno stato sociologico, l’abitudine di stare insieme intorno alla
tavola…per Napoli la tavola e la cucina sono cultura, storia, un fatto sociale
che abbiamo voluto portare qui e i risultati ci stanno dando ragione. E Miami è
compatibile allo spirito campano, qui è sempre festa, un estate che non finisce
mai, i colori abbaglianti del mare, che si intravede dal nostro locale, basti
pensare agli italiani che ormai da tradizione passano le feste di natale qui,
la gente che è sempre fuori, la spiaggia sempre piena di ragazzi.
Valentina Borgogni da
Firenze a Miami
10
anni di Munaciello a Firenze, un successo e una scommessa vinta in una città
che ama la sua cucina toscana, ma la nostra allegria e gioia di vivere è stata
vincente, principalmente per i prodotti campani che abbiamo portato, prima da
Napoli a Firenze ed ora a Miami, la dolce sensualità dell’olio campano, qui l’ospite
che si ferma trova nel piatto, quasi per magia, racconti di lunghe distese di viti, mozzarelle campane,
il Vesuvio, cancelli di ferro incoronati dal glicine, la tavolozza infinita di
sfumature di rosso, di arancio, i gialli, gli ocra, i viola……suggestioni
autunnali, passioni estive, languidezze primaverili, richiami di una terra
generosa.
Ed infine Carmine
Candito, qui la tua Napoli…
Io
penso che non esista al mondo una città amata come Napoli e qui negli Usa ne ho
la conferma tutti i giorni, qui ho portato la mia “Pizza nera” fatta con un impasto lievitato dalle
24 alle 48 ore, preparato aggiungendo una piccola quantità di carbone vegetale
attivo che le conferisce il colore nero con effetto immediato: il carbone vegetale ha la capacità
di trattenere i gas che si sviluppano dalla fermentazione nel processo
digestivo, rendendo così l’alimento altamente digeribile senza gonfiare l’addome ed è consigliata a tutte quelle
persone che riscontrano intolleranze a pasta, pane e pizza e tutti i prodotti
contenenti glutine.
Se tra le vigne e le
distese di verde del tratto Firenze-Siena si contano nomi importanti della
ristorazione, favoriti da una tradizione gastronomica che in Toscana è ... piùL’arte
di fare un pecorino d’arte
Forme
d’Arte a Lucca
Se tra le vigne e le
distese di verde del tratto Firenze-Siena si contano nomi importanti della
ristorazione, favoriti da una tradizione gastronomica che in Toscana è storica,
negli ultimi tempi sia l’Unesco che il turismo del vino hanno “scoperto”
settori di nicchia, trasformandoli e aggiungendo una crescita in qualità.
Vini, insaccati, il formaggio,
la tavola……un mondo variegato da mille proposte, allettante e pieno di fascino,
che merita una nostra esplorazione alla ricerca di quelle cose curiose, storie,
aneddoti, tecniche e abitudini che meritano la nostra attenzione.
Come l’arte, che chi
produce può trovare nelle forme, nelle
etichette, nel packaging, nei colori e nei sapori, l’arte si può trovare anche
in un pecorino, secondo Paolo Piacenti, “affinatore”…. termine di uso
esclusivo ai produttori di formaggio, che significa colui che aggiunge al prodotto un ingrediente
che lo renderà unico e inconfondibile: per affinare il formaggio può servirsi
di foglie di noce, cenere, vinacce, pomodoro; può affinare in barrique o
utilizzare tanti altri ingredienti.
Forme d’Arte , nata negli
anni ’70, sbarca a Lucca in via San
Paolino ed è un vero e proprio laboratorio di affinamento dove ogni
formaggio segue un preciso percorso, studiato nel dettaglio da Paolo Piacenti,
il fondatore, che trasferisce nelle creazioni casearie sapori, delizie non solo
per il palato ma anche per gli occhi, colori che incantano, profumi ed
esperienze di vita, l’Arte per Piacenti è una componente della sua vita, una sensibilità
particolare verso il bello in quanto, cresciuto in una casa dove il padre
viveva in un contesto d’arte circondandosi di artisti e scultori, ha avuto
l’idea – innovativa – di farsi fare delle etichette dei suoi pecorini da
artisti, toscani e non, ogni artista una tipologia diversa di formaggio.
Per il Pecorino a latte crudo della Garfagnana, per esempio, in cui si
percepiscono tutte le essenze delle erbe pascolate, l’artista giapponese Masato
Yoshioka ha realizzato Vento sulla spiaggia , una figura femminile con i
capelli scomposti da una folata; il Pecorino a latte crudo di Volterra, invece,
rappresenta la facciata della chiesa di Santa Chiara per opera del pittore Nico
Paladini. Il Pecorino di Pienza stagionato è opera di Masato Yoshioka che
sceglie per etichetta Una notte tranquilla : l’immagine di una donna
sullo sfondo di un cielo notturno toscano. Sul Pecorino stagionato in grotta,
stagionato su assi di castagno, si riconosce l’immagine di un villaggio bianco.
È Sassi , un'etichetta disegnata sempre dal fiorentino Nico Paladini. E
poi ancora, opere di Fabio Calvetti, Fabio Romiti, dell’artista americano
Edwuard Giobbi e del fiorentino Giovanni Maranghi. Nove artisti hanno lavorato
su circa quaranta prodotti differenti, ciascuno unico per sapore e immagini.
Infine le etichette color vinaccia lieve, commissionate ad Elisabetta Rogai,
l’artista che ha creato per Piacenti etichette dipinte con il vino con immagini
di donne, ebbre di vino, passionali e sognanti, scapigliate e sensuali.
Dunque arte, declinata in mille modi, privilegiando le immagini femminili
in quanto, come afferma Piacenti, “ il tema ricorrente è sempre la donna in quanto, a differenza di
altre regioni, in Toscana la prerogativa di fare il formaggio è stata, fin dal
Medioevo, prettamente femminile. Erano le
donne che si occupavano dei formaggi e i
metodi di lavorazione si tramandavano di madre in figlia. Solo le donne
possiedono la sensibilità giusta per capire quando lavorare la cagliata ”
Paolo Piacenti ha dunque creato un prodotto unico, nato da una intuizione, di
qualità ma anche una facile comunicazione, dare una veste colta ad un prodotto
toscano, un prodotto della terra , dunque “artista del formaggio”, esperto selezionatore e
affinatore appassionato della tradizione casearia toscana, uno che ha
lungamente cercato, e ritrovato, i pastori che lavorano il latte come si faceva
una volta, ottenendo formaggi di cui avevamo quasi persa ogni traccia.
Pittori toscani che hanno realizzato appositamente le etichette
dei formaggi, rendendo così ogni "forma" unica ed inconfondibile,
cibo, arte e bellezza medioevale tra le
mura di antiche città toscane, San Gimignano e Lucca.
Cuore e Gusto,
Devis Pinto e Gabriel Davide Cucco , un
fil rouge che lega con un linguaggio identico la cucina del nuovo Ristorante
Cuore e Gusto, basata principalmente sulla materia prima, con il rito
quotidiano ... piùCUORE
E GUSTO
Cuore e Gusto,
Devis Pinto e Gabriel Davide Cucco , un
fil rouge che lega con un linguaggio identico la cucina del nuovo Ristorante
Cuore e Gusto, basata principalmente sulla materia prima, con il rito
quotidiano della spesa che li porta fra le bancarelle del mercato, l’occhio
attento ai prodotti della terra, la stagionalità della verdura e il pesce che
arriva ogni giorno dalle barche dei pescatori.
Nel locale totalmente white parlano i colori e i sapori, in cucina piatti
della tradizione arricchiti dalla ricerca e dalle nuove tecniche, tanta
attenzione al contemporaneo ma l’occhio ben fermo alla storia, per non farsi
fagocitare da tendenze destinate a diventare moda per venir poi abbandonate di
lì a poco, piatti che parlano un linguaggio fatto di prodotti di mare e di
terra, naturali, dove si trovano attente cotture e accostamenti rigorosi mirati
alla valorizzazione di ogni ingrediente, e dove il “rispetto” per la natura diventa
fondamento di ogni proposta, piatti tradizionali per un vero e proprio percorso
di gusto per una clientela che desidera
provare consistenze e sapori nuovi.
Gabriel Davide
Cucco , il Titolare, che esordisce dicendo: amicizia,
condivisione e buon cibo sono sempre andati di pari passo, ho esperienze
diverse in giro per il mondo, per me il cibo è condivisione e creatività,
tradizione e ricerca. Cuore e gusto, la cucina si fa con il cuore, coinvolgendo
i ricordi, deve raccontare le esperienze di chi cucina ma anche i sogni, le
emozioni, ogni piatto deve raccontare la passione e la competenza nella misura
in cui è rappresentato come gustoso e invitante. Ho voluto creare
Cuore e Gusto dove il cibo profumasse di terra, l’odore di casa mia, dove
rinasco mille volte, ogni volta che entro nel mio locale, trovo sapori antichi,
che fanno parte della mia vita, che mi accompagnano in ogni evento cadenzando i
momenti, fanno ridere la mia anima e mi accompagnano fra la gente.
E
ci presenta il giovane chef Devis Pinto ,
il paradigma di una cucina semplice, figlia della memoria, i prodotti al centro
del piatto, segnati con eleganza da tocchi d’inventiva, una cucina eccezionale
di cui il giovane chef è padrone, una base di cucina classica con la sorpresa
di piccole variabili geniali per sapori inattesi, il filetto di maiale in
crosta di sesamo con coulis di melograno e infuso di gingseng, ribes e
vaniglia, le sfumature di un calamaro, l’uovo tra
sogno o realtà, il baccalà in sous-vide, con i coralli di mare, il Brownie a
cui non puoi resistere, lo chef è la
testimonianza di come la cucina, interpretata con fantasia, possa trasformare i
piatti della tradizione in momenti di emozioni e che la cucina stessa, come
l’arte, sia la cultura di un popolo e di come un talento innato possa emergere
in autonomia, al di là di guide e stampa
di settore, un
talento innato per trasformare antichi sapori in nuove e voluttuose emozioni.
Non
è difficile essere felici in Calabria, ma è un’operazione che richiede un adattamento biologico
oltre che culturale: bisogna imparare a vivere il t... piùI
magici sapori della Calabria
nella
cucina di Filippo Cogliandro
Non
è difficile essere felici in Calabria, ma è un’operazione che richiede un adattamento biologico
oltre che culturale: bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera dei
Calabresi …… in poche righe l’immenso concetto di
“vita in Calabria” perché è una Regione che va vissuta, appieno, e ti
accorgi che ci sono giovani allegri, sorridenti e aperti, luminosi che vogliono
vivere e ridere, socializzare, stare insieme, ed è anche grazie alla lezione di
Filippo Cogliandro, di professione chef, ormai diventato in Italia una
istituzione, che vuole fare conoscere la sua Calabria bella attraverso la sua
cucina e il suo progetto de Le cene della Legalità, e che, finalmente, la sua contagiosa
risata ti introduce nel suo bellissimo locale, l’Accademia Gourmet, un varco,
scintillante, fatto di colori e gioia, ragazzi che ballano, si trovano e si
ritrovano di nuovo, fatto di tanta gioventù, senza pensieri.
Come un mare
d’agosto, la vista del mare che si vede dal locale di Filippo, la musica fa da sfondo alla cucina dello chef
Cogliandro, ai sapori e i colori, la Calabria nel piatto, per un luogo
conviviale pieno di allegria, la Calabria che tutti vogliamo, fatta di profumi
che ti prendono l’anima, astratti ed evanescenti, rosmarino, lavanda,
elicriso, ginepro… rendono unici questo scorcio di mare, azzurro e cristallino,
fonte d’ispirazione per l’arte, il pensiero e la divagazione.
Sembra tanto lontana la Calabria, specialmente a
Torino, a Milano, per distanza e modi, per kilometri e abitudini ma la gente è
la stessa, fatta di musica, ballo, dj, ragazze belle e sfrontate, minigonne e
short, tshirt e tatuaggi, stare insieme per ridere……i giovani sono tutti
uguali, dovunque, in una Calabria fatta anche di nduja,
mare e sole, ma è anche di altre cose come Storia, Architettura, Matematica, Musica,
le panchine al sole, le palme di dieci metri, città eleganti, porticcioli pieni
di barche di legno dipinto. E poi la terra, i fichi d’india, il dialetto.
Ma
soprattutto la vera Calabria è nei giovani, come dire che “ce l’abbiamo
fatta…”, nel sorriso delle persone che ti accolgono come se fossi in famiglia, come se fossi tornato a casa , andare in Calabria è un po’ come tornare a
casa, quando non ci siamo manca, come se
fosse una persona vera. È il ritmo
naturale della vita. Quando te ne vai, quando l’aereo decolla, non stai
lasciando un luogo, stai lasciando un modo di vivere. che ti ha fatto più felice, e vuoi subito ritornare.
La Calabria che Filippo Cogliandro mostra e vuole fare conoscere è sulla
sua tavola, i sapori della sua terra condivisi dalla sua brigata, una
Dimensione dove convivono e lottano continuamente una splendida arte antica e
un imbruttimento selvaggio, una coscienza antimafia di cristallo e molteplici
forme di illegalità, la generosità dei suoi abitanti, la voglia di andare via
da un posto che non cambia mai e la voglia di tornare per recuperare la propria
anima.
Purtroppo, come ci dice Filippo
Cogliandro, “ il mondo del food vuole “ assaggiare un territorio” con i prodotti, i sapori e i suoi colori, e, per questo, i
cuochi devono imparare a comunicare ed essere ambasciatori del loro territorio,
che, nel caso della Calabria, è fuori mano, fuori dai percorsi che fanno i
critici e i giornalisti del food, Regioni facilmente accessibili, come
l’Emilia, la Lombardia, il Veneto, il comparto enogastronomico deve fare rete,
unire piccoli e grandi produttori in consorzi, organizzarsi e creare una
comunicazione efficace sulla qualità dei prodotti calabri.
E attraverso Filippo, anche Reggio Calabria diventa musica, la sua
cucina è anima e pretesto, unisce le
terre, le regioni, le città, apparentemente per caso, ma in realtà con un luogo
comune e un filo conduttore, che è quello di raccontare, parlare e spiegare e
lo fa con la spontaneità e la semplicità della sua cucina, della sua grande cucina, dove si trovano i
profumi aggressivi della Natura, il
rosso appassionato del fuoco ma anche il bianco puro della sua neve, e anche
l’azzurro accecante del suo mare, è dunque la grande umanità di Reggio e la
maestosità della Reggia di Caserta, che ti
chiamano se te ne vai, ti coccolano quando torni, ti fa piangere per delle
ingiustizie che non ti aspetti, ma ti consola, col suo sole d’oro e il suo mare
di cristallo.
cristina vannuzzi La seconda vita
dell’hotel di lusso confiscato alle cosche: ora è fra i migliori di Roma
Grand Hotel del Gianicolo, 7 giugno 2016,
La Cena della Legalità di Filippo
Cogliandro
... piùLa seconda vita
dell’hotel di lusso confiscato alle cosche: ora è fra i migliori di Roma
Grand Hotel del Gianicolo, 7 giugno 2016,
La Cena della Legalità di Filippo
Cogliandro
Il Grand Hotel del Gianicolo……a
pochi minuti a piedi dal centro della città e appena sopra Trastevere, una
delle zone più preziose e autentiche di Roma, una vista suggestiva sul
Gianicolo, la cupola di San Pietro e parchi circostanti come Villa Pamphili e
Villa Sciarra, per poi uscire fuori per uno shopping nelle strade più belle del
mondo….
La
seconda vita del Grand Hotel Gianicolo, una storia a lieto fine per un bene
confiscato. Mentre circa il 90% delle aziende sottratte alla criminalità
finisce per fallire, qui non un solo posto di lavoro è andato perduto, niente
grava sulle spalle dello Stato, il bilancio è in attivo, la D.ssa Ilia Bortolomucci,
amministratore giudiziario, gestisce l’imponente struttura con camere, suite e
piscina, affiancata dal direttore Giuseppe Ruisi, una vita passata negli hotel
di mezzo mondo.
La
strategia ha funzionato, in breve tempo l’hotel si è ripopolato, sono tornati i
banchetti nuziali, le feste, gli eventi, gli incontri, aperitivi glamour ma
soprattutto sono arrivati i turisti stranieri,
tedeschi, canadesi, francesi e tutta una serie di appuntamenti con l’arte, la
moda, il cinema…….
I fantasmi del passato sono scomparsi e martedì 7
giugno, il Roof dell’Hotel con vista sul Cupolone di San Pietro ospiterà in uno
scenario costituito dal giardino d’inverno colorato di fiori e piante, con il
suo pavimento in san pietrini e trompe l’oeil con paesaggi romani, lo chef
Filippo Cogliandro, presenza emblematica, arrivato dalla Calabria a raccontare
la sua storia attraverso la sua cucina per il Progetto de Le Cene della Legalità con la
presenza di magistrati e legali, professionisti e politici, autorità.
Filippo Cogliandro,
eletto Ambasciatore della Ristorazione Antiracket nel mondo, che opera nella
difficile realtà calabrese e fedele alla sua convinzione che “il silenzio
uccide”, coglie l’occasione per far conoscere la sua esperienza di imprenditore
che si è ribellato alla logica del “pizzo” con Le Cene della Legalità, il suo
progetto nato a Firenze nel 2012 per raccontare
con un Tour nelle diverse città italiane e all’estero il suo lavoro di
chef abbinato alla cucina del territorio ospite, la cucina che serve da pretesto e da tema per
celebrare uno scambio di emozioni e di conoscenze, una rete sociale per
raccontare alla gente la sua storia, un
modo di incontrarsi per scrivere insieme la nuova pagina di una storia comune.
Filippo
chi è lo chef Filippo Cogliandro?
A
volte io dico “chef per caso” perché, come diceva Guy De Maupassant “solo gli
imbecilli non sono ghiotti…si è ghiotti come poeti, si è ghiotti come artisti”
ed io volevo essere un artista, ma evidentemente non avevo l’ispirazione ed
oggi mi posso definire un uomo “libero” con la passione della cucina.
Cosa
ci racconta la tua cucina?
La
mia cucina è il mio mare, la mia terra, i ricordi, la mia vita….sono convinto
che la cucina è un insieme armonioso di emozioni e ricordi, volontà e
creatività, passione e sacrificio, un lavoro che scegli, ma forse ti sceglie…
Come
sono nate le “Cene della Legalità” ?
Sono
nate per caso, un giorno sono stato contattato da una giornalista fiorentina, per una intervista sugli
accadimenti, sia a me che a mio padre, la richiesta del pizzo, il rifiuto alla
scorta, l’amicizia e il sostegno di don Ciotti e si è stabilito fra noi un
rapporto di stima; in seguito ci siamo sentiti e, parlando, ci è venuta l’idea
delle Cene della Legalità per portarle in tutta l’Italia e raccontare la mia
storia e perché, attraverso la cucina, si diffonda il messaggio della legalità,
sia agli intervenuti che agli allievi delle Scuole Alberghiere che formano la
mia brigata come stagisti. Il progetto è
stato registrato a nostro nome e lo stiamo portando sia in Italia che in
Europa; come Fondatore del Progetto sono stato invitato nei festeggiamenti dei
25 anni del settimanale Panorama per un tour – Panorami d’Italia - iniziato
proprio da Reggio Calabria e presentato dal Direttore Mulè. Oggi, a seguito del
mio impegno sono stato nominato Ambasciatore della Ristorazione Antiracket nel
mondo. Il mio desiderio è parlare, segnalare, far sapere, infatti ogni mia
intervista termina con la mia frase….il silenzio uccide…
La
tua cucina è tradizione o sperimentazione?
La
tradizione dai i miei ricordi, la sperimentazione dal mio mare: il mare della
Calabria è il mio elemento, io sono nato sul mare e al mare rubo l’ispirazione,
la creatività che mi viene dal pescato giornaliero al mercato, gli abbinamenti
con le verdure stagionali, il pesce “povero” arricchito dalla mia fantasia,
nella mia cucina ci sono il colore e i profumi della mia amata Calabria.
Grand Hotel Gianicolo
Viale delle
Mura Gianicolensi 107, 00152 Rome, Italy
cristina vannuzzi Forte dei Marmi…il più bel kilometro d’Italia
Il mare, il sole e la cucina di una volta…..
§
Il lungo litorale di sabbia e mare, ma anche le orgogliose Apuanee, i con... piùForte dei Marmi…il più bel kilometro d’Italia
Il mare, il sole e la cucina di una volta…..
§
Il lungo litorale di sabbia e mare, ma anche le orgogliose Apuanee, i confini di un borgo incantato che, quasi a malavoglia, i fortemarmini dividono con il turismo estivo, la storia bizzarra dei posti addormentati tutto l’anno, che si animano per un mese, solo d’estate, e vivono di movida, di grida e risate, rumore e musica, e poi, finalmente, di nuovo il silenzio, questo è il regno dei logali , tutti si conoscono, è quasi una terra di confine, un oasi la famosa riservatezza del Forte, la terra e il mare di qui, uniti da un comune denominatore, il sole , che concede alle cose, alle persone, alla vita una solarità gioiosa, schietta, fatta di luce, di colori forti, data anche dal fatto di nascere e vivere sul mare che determina le scelte, i sogni, andare via, anche lontano, ma poi ritornare, ancora più convinti che questo mare è unico, questa terra è unica, queste montagne sono uniche.
E da qui si comincia a sentire il profumo del mare, che vuol dire pesce di prima qualità con la sapienza di una cucina locale con la mente aperta sulle cucine del mondo, dalle vecchie ricette dei marinai, tramandate, ad una cucina nuova, fresca, attenta al prodotto, interpretata da un giovane, Massimo Landi, proprietario del Ristorante “Tre Stelle” a Forte dei Marmi.
Il locale, ubicato nella strada principale di Forte dei Marmi, è quello che si definisce “un tempio” della ristorazione per i veri amanti del mare, pieno di fiori e piante come una serra, , arredato e concepito come una casa privata, in un ambiente moderno e rilassato, toni soft, candele, quadri e fiori ovunque, sedute comode e tavoli distanziati l’uno dall’altro, argenteria, piatti e tovagliati di alta qualità.
Massimo Landi è un versiliese puro, fieramente legato al suo mare, alla sua terra e alle sue origini, alla gente, a tutto quello che la sua terra rappresenta, la durezza delle Alpi Apuane, l’azzurro del mare della Versilia, il profumo di salmastro che si confonde al Libeccio, un mix di sensazioni e di atmosfera, tanto da farne una filosofia di vita.
Oltre ad essere il proprietario di uno dei locali più trendy della Versilia, il suo lavoro principale, oltre all’accoglienza, è quello di scappare dietro ai fornelli ed essere, con la sua brigata, il collante fra la cucina e la sala, diretta da tanti anni da Piera Rossi, ed essere “ lo chef per un giorno” …un giorno dopo l’altro, per trasformare la sua passione in una continua ricerca di tutto quello che è buono e genuino.
Cerchiamo di farci raccontare la sua passione, per tutto quello che rappresenta una cultura della tavola, basata sulla grande qualità del pesce, appena pescato, e la genuinità dei prodotti.
_ Massimo, come nasce la tua passione per questo lavoro?
Dalla mia famiglia ho ereditato la filosofia del mio lavoro: l’onestà a tutti i costi, con se stessi e con il cliente. Non essere né presuntuosi né pretestuosi. Non gioco mai sui facili effetti e cerco sempre di dedicare almeno un minuto a ognuno dei miei ospiti.
_Cosa trovi sorprendente del suo lavoro?
Avere a che fare, senza soluzione di continuità, con una miriade di persone diverse per nazionalità, estrazione sociale e carattere.
_Cucinare per te significa…
Un miracolo quotidiano di trasformazione. Una grande passione che richiede tempo e pazienza.
_La ricetta per il piatto perfetto?
Il gusto è talmente soggettivo che ognuno di noi si accorge di aver trovato il piatto perfetto nel momento dell’assaggio. Ma posso dire che ancora oggi, in cucina, non usiamo il forno a microonde né l’abbattitore di temperatura. L’olio della friggitrice rigorosamente cambiato ogni giorno e la ricerca quotidiana per il pesce appena pescato, pesce ricco oppure povero, quello che i pescherecci mi procurano, la mattina alle 4, appena rientrati in porto con le reti cariche, ogni giorno si rinnova questo miracolo naturale e sono felice per il nuovo giorno che mi aspetta.
_E il cliente perfetto? Come consideri questo boom dei russi verso Forte dei Marmi?
Tutti i clienti sono i benvenuti, e, chiaramente, il cliente russo, che non bada a spese, è ultrabenvenuto, colmato di cure e attenzioni dal mio staff di sala, oltretutto mi gratifica perché cerco di comunicargli la nostra cultura del buon bere e del buon cibo, al di la che mi vengono chiesti i vini più costosi. Ma per me, che ho cominciato questa avventura praticamente da zero, i clienti che amo di più sono gli amici, con i quali sono cresciuto, per età e professionalmente, che mi hanno seguito negli anni, mi hanno fatto crescere, mi hanno dato fiducia, stima e coraggio, i miei amici di Firenze, Milano, Lucca, Varese, Brescia, che vedo di anno in anno, famiglie intere con le quali mantengo un filo diretto anche nell’inverno; questo è il leit motiv e la ricchezza del Forte dei Marmi.
_Che cosa trovi in Versilia, nonostante tu abbia richieste di aprire nuovi ristoranti Tre Stelle in altre città?
Per me sono luoghi ad alto tasso di vibrazioni positive…Tutto ciò che sta all’interno del cerchio magico di questa lingua di sabbia, mi commuove il mare, il Libeccio, le Apuane, il salmastro. Le mie radici sono fieramente marine, nel cuore ho questa piccola città paesana, che ogni giorno, nei momenti più impensati e con i suoi cambiamenti di colori e luci, mi comunica emozioni e vibrazioni positive.
cristina vannuzzi Forte dei Marmi…il più bel kilometro d’Italia
Il mare, il sole e la cucina di una volta…..
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Il lungo litorale di sabbia e mare, ma anche le orgogliose Apuanee, i con... piùForte dei Marmi…il più bel kilometro d’Italia
Il mare, il sole e la cucina di una volta…..
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Il lungo litorale di sabbia e mare, ma anche le orgogliose Apuanee, i confini di un borgo incantato che, quasi a malavoglia, i fortemarmini dividono con il turismo estivo, la storia bizzarra dei posti addormentati tutto l’anno, che si animano per un mese, solo d’estate, e vivono di movida, di grida e risate, rumore e musica, e poi, finalmente, di nuovo il silenzio, questo è il regno dei logali , tutti si conoscono, è quasi una terra di confine, un oasi la famosa riservatezza del Forte, la terra e il mare di qui, uniti da un comune denominatore, il sole , che concede alle cose, alle persone, alla vita una solarità gioiosa, schietta, fatta di luce, di colori forti, data anche dal fatto di nascere e vivere sul mare che determina le scelte, i sogni, andare via, anche lontano, ma poi ritornare, ancora più convinti che questo mare è unico, questa terra è unica, queste montagne sono uniche.
E da qui si comincia a sentire il profumo del mare, che vuol dire pesce di prima qualità con la sapienza di una cucina locale con la mente aperta sulle cucine del mondo, dalle vecchie ricette dei marinai, tramandate, ad una cucina nuova, fresca, attenta al prodotto, interpretata da un giovane, Massimo Landi, proprietario del Ristorante “Tre Stelle” a Forte dei Marmi.
Il locale, ubicato nella strada principale di Forte dei Marmi, è quello che si definisce “un tempio” della ristorazione per i veri amanti del mare, pieno di fiori e piante come una serra, , arredato e concepito come una casa privata, in un ambiente moderno e rilassato, toni soft, candele, quadri e fiori ovunque, sedute comode e tavoli distanziati l’uno dall’altro, argenteria, piatti e tovagliati di alta qualità.
Massimo Landi è un versiliese puro, fieramente legato al suo mare, alla sua terra e alle sue origini, alla gente, a tutto quello che la sua terra rappresenta, la durezza delle Alpi Apuane, l’azzurro del mare della Versilia, il profumo di salmastro che si confonde al Libeccio, un mix di sensazioni e di atmosfera, tanto da farne una filosofia di vita.
Oltre ad essere il proprietario di uno dei locali più trendy della Versilia, il suo lavoro principale, oltre all’accoglienza, è quello di scappare dietro ai fornelli ed essere, con la sua brigata, il collante fra la cucina e la sala, diretta da tanti anni da Piera Rossi, ed essere “ lo chef per un giorno” …un giorno dopo l’altro, per trasformare la sua passione in una continua ricerca di tutto quello che è buono e genuino.
Cerchiamo di farci raccontare la sua passione, per tutto quello che rappresenta una cultura della tavola, basata sulla grande qualità del pesce, appena pescato, e la genuinità dei prodotti.
_ Massimo, come nasce la tua passione per questo lavoro?
Dalla mia famiglia ho ereditato la filosofia del mio lavoro: l’onestà a tutti i costi, con se stessi e con il cliente. Non essere né presuntuosi né pretestuosi. Non gioco mai sui facili effetti e cerco sempre di dedicare almeno un minuto a ognuno dei miei ospiti.
_Cosa trovi sorprendente del suo lavoro?
Avere a che fare, senza soluzione di continuità, con una miriade di persone diverse per nazionalità, estrazione sociale e carattere.
_Cucinare per te significa…
Un miracolo quotidiano di trasformazione. Una grande passione che richiede tempo e pazienza.
_La ricetta per il piatto perfetto?
Il gusto è talmente soggettivo che ognuno di noi si accorge di aver trovato il piatto perfetto nel momento dell’assaggio. Ma posso dire che ancora oggi, in cucina, non usiamo il forno a microonde né l’abbattitore di temperatura. L’olio della friggitrice rigorosamente cambiato ogni giorno e la ricerca quotidiana per il pesce appena pescato, pesce ricco oppure povero, quello che i pescherecci mi procurano, la mattina alle 4, appena rientrati in porto con le reti cariche, ogni giorno si rinnova questo miracolo naturale e sono felice per il nuovo giorno che mi aspetta.
_E il cliente perfetto? Come consideri questo boom dei russi verso Forte dei Marmi?
Tutti i clienti sono i benvenuti, e, chiaramente, il cliente russo, che non bada a spese, è ultrabenvenuto, colmato di cure e attenzioni dal mio staff di sala, oltretutto mi gratifica perché cerco di comunicargli la nostra cultura del buon bere e del buon cibo, al di la che mi vengono chiesti i vini più costosi. Ma per me, che ho cominciato questa avventura praticamente da zero, i clienti che amo di più sono gli amici, con i quali sono cresciuto, per età e professionalmente, che mi hanno seguito negli anni, mi hanno fatto crescere, mi hanno dato fiducia, stima e coraggio, i miei amici di Firenze, Milano, Lucca, Varese, Brescia, che vedo di anno in anno, famiglie intere con le quali mantengo un filo diretto anche nell’inverno; questo è il leit motiv e la ricchezza del Forte dei Marmi.
_Che cosa trovi in Versilia, nonostante tu abbia richieste di aprire nuovi ristoranti Tre Stelle in altre città?
Per me sono luoghi ad alto tasso di vibrazioni positive…Tutto ciò che sta all’interno del cerchio magico di questa lingua di sabbia, mi commuove il mare, il Libeccio, le Apuane, il salmastro. Le mie radici sono fieramente marine, nel cuore ho questa piccola città paesana, che ogni giorno, nei momenti più impensati e con i suoi cambiamenti di colori e luci, mi comunica emozioni e vibrazioni positive.
Incontriamo il giovane chef, Achille Pirillo, executive chef del r... piùLA MIA SICILIA NEL PIATTO
Achille Pirillo
Executive Chef del Ristorante Cavolo Nero Bistrot
Firenze, Via Guelfa
Incontriamo il giovane chef, Achille Pirillo, executive chef del ristorante Cavolo Nero Bistrot, locale amato dai Fiorentini ubicato nella zona più glamour della città, accanto agli storici bastioni della Fortezza da Basso, il polo fieristico di Firenze. Al massiccio e severo capolavoro dell’ architettura militare del Rinascimento, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane su incarico di Alessandro de’ Medici e realizzata tra il1534 ed il 1537, si contrappone la leggerezza classica del locale, casual-chic raffinato, impostato sui toni soft del bianco e crema, che si affaccia su una corte giardino, piena di verde, lanterne arabe, orci e profumi toscani, piante di rosmarino e salvia, citronella, mentuccia, basilico, pepolino, un insolito cuore verde nel pieno centro della città.
Fedele al motto che chef si nasce e non si diventa, il giovane chef crea un sua cucina piena di inventiva, ricordi di famiglia, le sue origini siciliane, esperienze che gli hanno affinato una tecnica, viaggi e stage che hanno alimentato la sua curiosità, gente nuova, abitudini e modi, ospitalità diverse, viaggi per dare un senso al suo mestiere.
Chef si nasce o si diventa?
- A mio parere Chef si nasce e si migliora con l'esperienza, dopo una lunga gavetta. Ma l'anima dello chef è dentro di te. Sin da bambino per me è stato così;
Da dove viene l’ispirazione?
- I prodotti del mare e della terra che acquistiamo giornalmente destano in me curiosità, inventiva e ispirazione per creare nuovi piatti.
Hai fatto stages all’estero? E come è considerata la cucina italiana all’estero?
- Londra, Francoforte e Stoccolma, sono i luoghi dei miei stages all'estero. Qui e non solo qui la cucina italiana è un esempio per gli Chef, in generale. In Inghilterra, Germania e Svezia i ns. Chef sono acclamati, amati come divi di Hollywood;
La cucina è gioco individuale o di squadra?
- In cucina è sempre un gioco di squadra, mai il singolo può mettersi in gioco da solo ma i propri collaboratori devono essere all'altezza di ogni situazione. Lo Chef che guida la brigata funge a volte da supervisore;
Cucina di tradizione – cucina innovativa: quanto pesa la tradizione?
- Per la buona riuscita di un menù la tradizione ha il suo punto di forza. Cerco la cucina innovativa ma senza esagerare non dimenticando quanto i ns. grandi Chef ci hanno tramandato. Non sempre un piatto innovativo, bello da vedersi, può risultare buono come gusto;
Parlami di un piatto dell’infanzia, le emozioni nel ricordo
- La classica Insalata di polpo, pescato nel mare della mia città siciliana, in compagnia del mio nonno materno, condito con olio, sale e pepe nero, in aggiunta a semplici patate lessate e prezzemolo dell'orto di casa ..…emozioni indimenticabili, mare straordinariamente azzurro, casa mia, sole a picco…..la mia infanzia ;
Chi è stato il tuo ispiratore, chi ti ha fatto amare la cucina?
- Nonna Tina, ristoratrice dagli anni 40 e fino al 1967, sempre nella mia città natia, col suo Ristorante '' La Stella Marinarara' '. La sua lunga esperienza, i suoi racconti, le sue ricette, i suoi piatti sono stati la spinta ad osservare un mondo nuovo sul quale mi sono affacciato, prendendo la decisione che questo era il mio mondo;
Le tue prime esperienze, i primi piatti
-Negli Hotel/Ristoranti che con la mia famiglia abbiamo avuto e gestito a Montecatini Terme, con piatti semplici della Cucina Mediterranea. Negli ultimi anni come Chef al Cavolo Nero Bistrot.
Una cucina ricercata con piatti propri, non dimenticando le mie origini siciliane e un occhio di riguardo alla Città che mi ospita e che ci ha adottati;
-
Un ingrediente che non ami?
- Non amo le carni grasse;
E un ingrediente che non può mai mancare?
- Essendo siciliano il pomodorino di Pachino è l'ingrediente che non può mancare nei miei piatti, sia cotti che crudi;
Importanza della famiglia
- La famiglia è la base della mia vita di uomo e di Chef. Un ricordo tenero e dolcissimo per la mia nonna materna, artefice dell'Amore che mi ha trasmesso per la Buona Tavola ;
Secondo te in quale direzione sta andando la cucina italiana?
- La Cucina Italiana si è sviluppata attra verso secoli di cambiamenti politico-sociali ed è arrivata ad avere, ad oggi, grandi riconoscimenti mondiali; la nostra è la cucina numero 1 nel mondo, vedi i riconoscimenti che abbiamo negli USA, in Cina, in Russia, tutto dovuto alla classe che lavora nel mondo dell’ospitalità, ma anche ai prodotti, nostro peculiare tesoro, il basilico, l’aceto balsamico, i ceci e i fagioli, il pesce freschissimo, il pane……
La crisi in Italia: in questo momento la ristorazione sta soffrendo? Il bien vivre è in crisi?
- In tono più basso anche la Ristorazione ha risentito della crisi. ma il piacere del Buon Cibo e del Bere Bene, alla fine, crisi passata, rimarranno sempre a premio di chi sa ben ricevere; sento da amici che vivono a New York che l’italian food è amatissimo, i ristoranti aprono e hanno subito successo, il cibo italiano, le nostre ricette anche le più semplici piacciono moltissimo, il vino, la pasta, le mozzarelle, ora le nostre proposte arrivano sulle tavole americane in tempo reale.
Il Turismo enogastronomico, i Frantoi e Cantine aperti, le Spa, il gusto che incontra l’arte e la natura, l’olio, antichi frantoi, visita di castelli, i borghi riscoperti, gli agriturismi:
potrebbe essere lo spirito country una risposta alla crisi della ristorazione media?
- Penso che lo spirito country possa essere una valida risposta alla momentanea crisi che la media ristorazione sta attraversando: è in definitiva un modo di verso di accoglienza con un appeal particolare, la nostra bella e unica Italia da visitare;
La tua posizione verso i giovani chef, ci sono dei talenti in Italia da tenere d’occhio?
- Sicuramente la Cucina Italiana ha, ogni anno, nuovi Chef che sono e diventeranno il ns. fiore all'occhiello;
E’ un momento di grande enfasi per la cucina, programmi, scuole, corsi, TV, …..ci aspetta una generazione di “addetti ai lavori” molto più professionale della vostra?
Potebbe...ma non è detto.
E’ chiaro che, in questo momento, la cultura del buon cibo e del buon bere “va di moda” , e osserviamo articoli, trasmissioni, rubriche dedicate alla cucina, che suscitano enorme interesse; ma la cosa è produttiva, per far conoscere il nostro italian cooking, i nostri prodotti, tutto quello che è naturale e genuino e che ruota sulle nostre tavole; e allora, ben venga anche la cultura “dell’accoglienza” nella quale noi italiani siamo maestri nel mondo.
Ii personaggi che hai incontrato professionalmente e che ti hanno colpito maggiormente
Mi ha colpito molto un personaggio anomalo, nel mondo del food…una artista fiorentina Elisabetta Rogai, pittrice di grande talento che ha inventata una nuova tecnica, la EnoArt, cioè quella di dipingere con il vino, raggiungendo effetti unici.
Sono felice nel seguirla nei suoi spostamenti nel mondo e vedere che è ospite nelle più grandi Gallerie, partecipando a mostre dove riscuote grande successo: anche lei è una artista/artigiana prestata alla divulgazione del talento italiano nel mondo.
Altro incontro che ha cambiato radicalmente il mio modo di cucinare e di “pensare” la cucina è con lo chef Filippo Cogliandro, che è venuto dalla Calabria a Firenze per cucinare a 4 mani “La cena della legalità”, un momento commovente, importante, pieno di simbologia: a Firenze abbiamo conosciuto la sua storia e l’esempio e il racconto di questo imprenditore, chef a San Lazzaro che si è ribellato alla mafia, ci ha colpito fortemente; il mio sogno sarebbe quello di fare un percorso insieme a lui, professionalmente e umanamente, è un esempio per tutti con il suo motto……il silenzio uccide.
RICETTA D’AUTORE
di Achille Pirillo, executive chef del Cavolo Nero Bistrot
''paccheri di ricotta con gamberi grigliati su crema di peperoni rossi"
Cuocete i paccheri e scolateli al dente. lasciateli raffreddare per 10 minuti. nel frattempo condite e speziate la ricotta con sale e maggiorana q.b.
Riempite i paccheri con la ricotta e metteteli da parte.
lessate i peperoni, scolateli, lasciando da parte un po' di acqua di cottura. frullateli. mettete i paccheri in forno e i gamberoni sulla griglia per 10 minuti.
passati i 10 minuti con l'aiuto di una spatola adagiate orrizzontalmente i paccheri sistemate i gamberoni a corona sopra i paccheri e la crema di peperoni alle estremità del piatto.
irrorate con olio e aggiungete un po' di battuto di prezzemolo.
Vivi ogni attimo in modo tale da desiderare di riviverlo
F.Nietzsche
Nuove esplorazione di mondi e di visioni, e il risultato raggiunto dalla ... piùFRAGRANZA PER TESSUTO
Vivi ogni attimo in modo tale da desiderare di riviverlo
F.Nietzsche
Nuove esplorazione di mondi e di visioni, e il risultato raggiunto dalla Maison Teatro Fragranze Uniche per la nuova linea è sempre un mosaico vicino alla magia, nascono le fragranze per tessuti, le candele e il mosaico fragrante per biancheria.
FRAGRANZA PER TESSUTI , ultimo nato in Casa Teatro Fragranze Uniche, uno spray naturale, nella nuova bottiglia special edition , un contenitore Pet che sembra cristallo, completamente riciclabile, con una particolare etichetta che richiama la trama del tessuto, packaging classico della casa, scatola ottagonale nera con etichetta in carta/tessuto, le fragranze classiche della Maison: Batuffolo, Pura Ambra, Incenso Imperiale, Bianco Divino.
Accordo naturale alla linea TESSUTI il “ MOSAICO FRAGRANTE” , una nuovissima concezione per la profumazione degli armadi, un quadretto di ceramica profumata, persistente, anallergico, un dono profumato in un packaging nero.
E’ l’odore della fantasia che genera questa linea di spray per i tessuti ed il mosaico fragrante, nebulizzazione simile ad un battito d’ali, un volo di farfalla, per una fragranza lieve e avvolgente che ti determina, “veste” il tuo abito, ti da una connotazione impalpabile, spruzzi sottili per avvolgere la tua casa, la biancheria, divani, le tende e le lenzuola del letto, l’auto, tracce olfattive che si legano al tessuto, senza macchiarlo, mantenendo la biancheria fresca e profumata, tutto il tuo mondo più intimo: ed ecco Batuffolo, dolce e fresco, una carezza suadente, Pura Ambra, una seduzione fiorita e delicata, Incenso Imperiale, forte e sensuale ed infine il racconto fresco dai campi della Toscana, il Bianco Divino.
Ed infine……La notte di Teatro Fragranze Uniche che profuma di cera , incantata dal tremolio di lampi, fascino e ambiente, scenografiche atmosfere: sono le candele profumate di Teatro Fragranze Uniche, quelle che non si spengono mai, profumi inebrianti di aromi naturali, profumate.
Candele, di cera vegetale, prodotte da una delle più antiche cererie italiane: creazioni artigianali realizzate con cera di alta qualità in cui sono dosate sapientemente olii essenziali naturali, evitando essenze sintetiche, paraffina raffinata (inodore, incolore, gradazione 56/58, di tipo alimentare) con stoppino in puro cotone, che non contengono sostanze tossiche, irritanti e sensibilizzanti per la pelle.
Bicchieri satinati, eleganti in vetro opalino, riempiti da cera al profumo delle fragranze di TEATRO, con coloranti grassi idrogenati; per le profumazioni vengono usate essenze frutto di miscele di origine naturale e sintetica.
La miscelazione delle candele e la relativa pressione manuale fanno sì che la loro combustione abbia dei tempi estremamente lunghi contrariamente ai prodotti provenienti dai mercati asiatici che si possono trovare sul mercato: prodotto italiano di materia e artigianato, totalmente made in Italy.
Dall’Albania a Firenze…….da Valona a La Cantina del Francescano…..ARJAN MARINA
Dietro il mondo dell’immigrazione c’è anche un altro mondo, fatto di sogni, di determinazione, di legalità e correttezza, passio... più
Dall’Albania a Firenze…….da Valona a La Cantina del Francescano…..ARJAN MARINA
Dietro il mondo dell’immigrazione c’è anche un altro mondo, fatto di sogni, di determinazione, di legalità e correttezza, passione e sacrificio, forse la strada più lunga, scadenzata da anni di duro lavoro dopo studio, esperienze e apprendimento, ed è quello di Arjan Marina, albanese, occhi e capelli neri, sorriso contagioso in una montagna di simpatia, parla con semplicità della sua sfida, che ha come obiettivo finale la sua grande passione per la cucina, italiana, che ha appreso nel suo peregrinare, giorno dopo giorno, in un ambiente raffinato ed elegante di un palazzo d’epoca del centro storico fiorentino.
Pizzaiolo creativo di grande talento tenta anche una cucina semplice e al tempo stesso nuova: padrone assoluto dell’uso del forno a legna, si destreggia tra sapori e aromi senza perdere di vista l'impatto visivo. Accanto al maestoso camino, tra le mura ristrutturate di un antico palazzo, non c'è spazio per una cucina banale, il livello d'attenzione è tenuto alto dalle sue performance, regalando piacevoli sensazioni con l’uso del forno a legna e l’accostamento di ingredienti sanno appagare gusto, olfatto e vista, riuscendo a sorprendere gli ospiti, dietro ogni piatto c'è un lavoro che dimostra non solo il talento di un giovane, ma anche la sua ricerca del dettaglio che non si limita al sapore della ricetta ma che varca i confini per creare emozioni dove l'effetto sorpresa è garantito.
Arjan Marina, da dietro il suo maestoso forno a legna dove si inventa piatti, dalla pizza agli arrosti, ci racconta il suo lungo viaggio, da Valona nel sud dell’Albania, all’Italia, al ricongiungimento a Bari con la sua famiglia, un viaggio fatto di ricerca, di sapori, di scoperta……
Dall’Albania ho raggiunto la mia famiglia a Bari, e prima ho girato tanto per il mio lavoro, ma anche per la passione del viaggio, della scoperta, mai per fare il turista. E tutto questo ovviamente me lo porto dietro, le mie peregrinazioni fanno parte del mio bagaglio culturale, nei miei spostamenti cerco di capire perché certi popoli, certi gruppi, certe etnie si sono formate su una base alimentare diversa dalla nostra.
Arrivato in Italia ho fatto mille lavori, ma quello che mi ha fatto innamorare del cibo italiano è stato lavorare in un forno, come panettiere……il forno a legna, per me, è un modo di verso di gestire e esaltare i sapori, trattare il cibo in maniera diversa, semplice e genuina, quello del pane fresco è un profumo che ti rimane, unico, una fragranza che ti emoziona e ti porta verso ricordi d’infanzia. E oggi sono italiano, nel modo di vivere e nel cuore, mi arricchisce ogni giorno di più vivere in questa splendida città dove anche il cibo e la tavola parlano di cultura, rappresentando l’identità del luogo e della gente.
La "Trattoria Ballotta " , è il ristorante più antico dei Colli Euganei , risale ad una rustica dipendenza dei frati agostiniani ... piùUN MOMENTO DI GRANDE CUCINA
Alla TRATTORIA BALLOTTA
La "Trattoria Ballotta " , è il ristorante più antico dei Colli Euganei , risale ad una rustica dipendenza dei frati agostiniani di Monteortone, che, nel Cinquecento tenevano un loro convento minore sul vicino poggio del "Mirabello". Questo rustico, ceduto ad un privato, venne trasformato in un’ osteria , che serviva i cibi semplici del luogo con il robusto vino delle pendici collinari.
Era l’anno 1605 . Quasi quattro secoli vissuti nella crescente fama della cucina di casa, nel favore della clientela della città e delle ville, dove, via via fecero spicco uomini illustri dell’Università, dell’arte, della politica della Repubblica Veneziana, del Lombardo Veneto e del Regno d’Italia.
Ma le fortune migliori sono più recenti, degli inizi del nostro secolo, con i moderni mezzi di trasporto, con gli sviluppi delle Terme di Abano e Montegrotto . E con una caratteristica figura di gestore: Antonio Carta, detto Ballotta , che ha saputo fondere passato e presente, l’attuale con le tradizioni. Vi si possono ancora riconoscere i ricordi di quando le comitive arrivavano con le carrozze e le "giardiniere", e ricoveravano i cavalli in quell’ampio locale, ora divenuto elegante ed accogliente salone da pranzo.
La cucina , molto legata ai prodotti del territorio locale , riserva sempre nuove sorprese pur essendo correttamente legata alla tradizione .
... ed ecco allora i bigoli all'anatra, le tagliatelle con il ragù ricco alla Padovana, il torresano (piccione) al forno, i risotti alle erbette di campo, la gallina padovana, il pollo "latte e miele", il Baccalà, i funghi, gli asparagi e il radicchio. Senza dimenticare la ricca selezione di dessert e dolci fatti in "casa" e naturalmente una carta dei vini che privilegia i vini del Colli Euganei senza dimenticare le etichette più importanti.
…ed oggi……… la famiglia Legnaro è lieta di presentarvi
“Foodblogger in Corte da Ballotta”
Terme – Wellness - Storia - Buon Cibo
Nell'ambito di “Feel Good Festival” , progetto triennale per lo sviluppo di una nuova identità del comprensorio termale di Abano e Montegrotto, il più importante a livello europeo, promosso dal Consorzio Terme Euganee in associazione con i Comuni di Abano e Montegrotto, su un'idea di Nordest Comunicazione & Eventi che si svilupperà l’ultimo fine settimana di Agosto (28,29,30 e 31) per un lieto ritorno dalle vacanze.
In collaborazione con l’AIFB (Associazione Italiana Food Blogger) il 28 Agosto 2014 con inizio ore 20,00 ospiteremo una serata in calendario del Feel Good Festival
In “Corte da Ballotta” i Food Blogger prepareranno le loro creazioni e saranno osservati dalla “severissima” giuria composta da Fausto Arrighi, ( direttore emerito della Guida Michelin ), Marco Colognese ( della Guida de l'Espresso ), Daniele Gaudioso (accademico dell’Accademia Italiana della Cucina e Gambero Rosso ), Lamberto Mazzotti ( direttore di Gustando ).
Supportati dalla brigata di cucina, i Food Blogger si sfideranno a colpi di mestolo per una “singolar tenzone” con i prodotti locali del territorio .
La serata inizierà con un Cocktail di benvenuto con “Spizzichi di Casa Ballotta” e le bollicine Franciacorta “Belòn du Belòn” del padovano Paolo Perin, presentate in esclusiva.
Seguiranno poi a tavola le prelibatezze locali a Km0, infine, per concludere in dolce bellezza, “la Carrellata dei Desserts” a buffet.
Il tutto accompagnato dai vini bianchi e rossi Maeli delle Cantine If-Zen di Luvigliano di Torreglia.
In questa splendida cornice, con noi ci saranno gli allievi e insegnanti del conservatorio di Castelfranco Veneto che allieteranno la cena con le note della loro musica Jazz.
Il prezzo onnicomprensivo della serata è di Euro 40,00
Per i signori giornalisti è previsto l'accredito stampa previa prenotazione
Con l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo nel complesso della basilica di Santa Croce e il trasporto della grande p... piùIN SANTA CROCE
Una cucina, ricominciando dal passato……
La Cantina de Il Francescano
Con l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo nel complesso della basilica di Santa Croce e il trasporto della grande pala del Cimabue nella Sacrestia si pone l’attenzione sul significato religioso della croce che si fonda sulla spiritualità delle stimmate di San Francesco.
In contemporanea, fortemente legati come location e come spirito alla piazza fiorentina, alla loro piazza Santa Croce, Alberto Bernardoni e Leonardo Scuriatti hanno inaugurato il network de Il Francescano, la Cantina de Il Francescano .
I due imprenditori, uniti da un comune denominatore, arte e food, in sintesi “grande ospitalità”, hanno fondato un progetto serio, fatto di locali tipicamente toscani, un racconto affascinante che si sviluppa lungo l’intero territorio cittadino e ne coglie lo spirito, il talento, la sapienza e l’abilità di una cucina “povera”, caratteristica toscana.
E' il gioco delle "sinestesie", dei richiami e della memoria, un po' come la petite madeleine di Marcel Proust: cucina classica fiorentina, toscana, grandi vini, del territorio e non, piatti riscoperti, le vecchie ricette tramandate e rivisitate, ricette lontane, tavolate, sapori netti che rimangono in mente, i sapori di un tempo, ingredienti semplici, sapori freschi, ricerca filologica sulle ricette storiche, sugli strumenti, sugli oggetti, un uni verso giovane, come i padroni di casa, magnetico e frizzante, divertente e accogliente, i profumi che ti avvolgono quando entri, lo zimino con la bieta, la pappa al pomodoro, i coccoli di pane, l’osso buco, la tagliata, la fiorentina, il tiramisù, sapori della memoria e non certo percepiti da divi in TV.
E poi l’ambiente, solare, fatto di luce, colori forti, il marmo rosa di Carrara che la fa da padrone per i faux marbres cinquecenteschi, pavimenti in cotto dell’Impruneta, in un arredo di grande semplicità, che non teme di misurarsi con il passato, una somma di bellezza tra l’antico e il moderno, perfetta armonia degli ambienti con tanta storia che è al di fuori, una scelta stilistica compatibile ad una raffinatezza senza tempo, specchi che danno luce venati da cornici nere, un enorme bancone, con il piano di marmo bianco, schidioni di ferro e pentole di rame appese, trecce d’aglio, ghirlande di pomodori pachini che sembrano rubini, tracce di spazi pieni di vita, guidati dall’armonia e dalle esigenze di vita, una vita che corre, scruta, curiosa e affamata di notizie, la civiltà e la storia dietro ogni angolo, le code del turismo ormai asiatico, colto, che qui cerca antiche civiltà ; e qui c’è lo spirito di Santa Croce che richiama valori e civiltà che qui sono vissute, e invita a riflessioni, e a ritrovare il gusto dell’essenziale.
Vi abita, ne La Cantina de Il Francescano, in equilibrio, il vecchio e il nuovo, atmosfere rarefatte di scene, una “finestra” aperta sulla più bella città del mondo, che fanno palpitare La Cantina di magia e suggestione, un progetto ancorato al passato ma proiettato nel futuro per una Firenze che profuma di storia, per una storia fatta di sapori ineguagliabili.
Su di me
collaborazioni a magazine su food and beverage
Dove mi trovo
Firenze
Annalisa Miotto
Ciao a tutti.......domanda ....per fare una pappa al pomodoro ci và la cipolla??? Qualcuno la mette e qualcuno no e io cosa faccio???? Grazie per la risposta