L’artista
fiorentina dipinge anche con il vino del territorio senese il Drappellone del
Palio dell’Assunta
Enoarte, dipingere con il vino…….per
Elisabetta Rogai è un prog... piùQuattro vini di Siena
Per
Elisabetta Rogai
L’artista
fiorentina dipinge anche con il vino del territorio senese il Drappellone del
Palio dell’Assunta
Enoarte, dipingere con il vino…….per
Elisabetta Rogai è un progetto che nasce da una riflessione sul ruolo dell'arte
contemporanea nel rispondere a problemi globali e sociali quali la sicurezza
alimentare ed energetica, la dispersione e la tutela dell'ambiente.
Il «bere insieme», come cita la Rogai,
nell’antica Grecia implicava l’idea di un’uguaglianza che era uno dei valori
che caratterizzava la pratica: si beveva “tra uguali”, per cui un compito a cui
l’artista adempie non solo attraverso parole che stimolano ad una maggiore
consapevolezza, ma anche con un'azione concreta in favore dello sviluppo
sostenibile. Ed è quello che l’artista effettua ogni giorno, con tocco gentile
ma fermo, da sempre, e maggiormente oggi, compatibile alla linea guida di Expo,
oggi che anche il Comune di Siena l’ha fortemente voluta per dipingere anche
con il vino del territorio senese il Drappellone del Palio dell’Assunta, il 16
agosto.
……..E il 10 agosto finalmente è stato svelato il Drappellone, dipinto anche
con il vino del territorio senese, quattro
tipologie di vini, le marche identificative del territorio senese, e presentato
davanti al Sindaco, alla Giunta Comunale, alla stampa e ai media: in oro la
scritta ”Amate la giustizia voi che governate la terra”, i simboli delle
10 contrade, i berberi, usati come biglie da un bambino, un cittino senese, Siena sullo sfondo con il suo paesaggio rurale
e agricolo e soprattutto l’immagine di Maria, Assunta in cielo, tenera e
protettiva, l’aureola di spighe con la tecnica antica, in foglia d’oro, ma immagine
emblematica di donna, una immagine dove si indovina la sensibilità tipica dei grandi
affreschi di ispirazione religiosa e un’identità femminile forte e orgogliosa
che evoca il concetto atavico di Madre Terra oltre ai contenuti allegorici che
richiamano uno dei tratti più tipici e universalmente riconosciuti
dell’identità territoriale senese, la produzione agroalimentare e del secolare
legame tra la città e le sue campagne, e il riconoscimento
del ruolo delle donne nell’alimentazione mondiale.
FINALMENTE
IL DRAPPELLONE DI ELISABETTA ROGAI!!!!!!
E finalmente si
avvicina il giorno del Palio…cavalli
impazziti, sventolio di bandiere, colori, passione, il canapo, il mossiere, urla
e pianto, delus... piùPALIO
DI SIENA…
FINALMENTE
IL DRAPPELLONE DI ELISABETTA ROGAI!!!!!!
E finalmente si
avvicina il giorno del Palio…cavalli
impazziti, sventolio di bandiere, colori, passione, il canapo, il mossiere, urla
e pianto, delusione ed esaltazione, sventola il cencio, il Drappellone del
Palio dell’Assunta, il premio ambito dalle 10 contrade, la gente grida, si
butta sotto gli zoccoli dei cavalli, si abbraccia ma anche piange, è Siena e la
sua gente e il Palio appartiene a Siena e ai Senesi ma soprattutto al mondo.
Da tradizione viene
scelto un artista internazionale e quest’anno è la terra, come dice il Sindaco
Valentini, l’immagine canonica nell’anno dell’Expo, ed è stata scelta una
artista che della terra ha fatto la sua poesia, del vino, dei frutti della
terra Toscana. Una emozionata Elisabetta Rogai che, allo svelare del “Cencio”
nel Palazzo Comunale, il 10 agosto, alla presenza del Sindaco Valentini e di
tutte le autorità toscane, svela in tutto il “suo” Drappellone, una vera e propria opera culturale . Il volto della Madonna che riempie la parte alta del
drappo di seta, con lo sguardo rivolto in basso, l’attenzione su un enorme
disco dove, come in una foto a 360 gradi, prendono forma i palazzi che circondano
Piazza del Campo, al centro un cielo azzurro-cobalto illuminato, in oro, dalla
luna e dalle stelle. Attorno,
in oro, la scritta “Amate
la giustizia voi che governate la terra”, un richiamo all’enciclica
sull’ambiente di Papa Francesco, affinché l’umanità cambi il modello di
sviluppo per proteggere la casa comune.
Sul capo
della Vergine un’aureola di spighe di grano , usando la tecnica antica a foglia d’oro , dunque
le immagini delle 10 contrade al canape, i barberi, raffigurate nelle biglie in mano ad un “cittino” senese, speranza e nuova vita,
la Siena del futuro, in alto sullo
sfondo i cipressi, simbolo della Toscana, ed infine l’immagine della Madonna,
l’Assunta in cielo, che l’artista vede come donna, materna, dolce, ma ferma,
imponente, iconica nella sua veste di Grande
Madre Terra, emblematica, una meraviglia di sintesi nella quale è riposta la
nostra essenza di Cristiani, un messaggio così breve, quello dell’Artista, ma
così splendidamente intenso, pieno di immagini e simboli.
L’Artista, innamorata
della senesità, per ricordo di un giorno importante per la sua vita di donna e
artista, ha creato con uno dei più rappresentativi orafi fiorentini un oggetto
simbolico, la sua Siena al dito……emblematico, un gioiello creato per lei
dall’orafo di Tavarnuzze Simone
Mencherini, le torri di Siena e la testa di un cavallo, la pazza criniera
al vento venata da brillanti neri e bianchi, i colori di Siena, le torri, che
tanti Drappelloni hanno vissuto e visto sventolare, vive, altere e maestose sulla
piazza a conchiglia, rossa di mattoni, rossa di passione, quasi incapace di
contenere tanta gioia, rabbia, esaltazione, energia e storia di un popolo.
Prossimo arrivo, la “Linea Vite” sempre disegnata
dall’orafo Simone Mencherini, la linea Elisabetta
Rogai by Simone Mencherini , che sarà presentata alla
festa dell’Uva all’Impruneta il 26 settembre alla Fornace Mital della Famiglia
Mariani.
Un
incontro d’arte, creatività pura ma anche artigianato, lavoro di mani, le mani
artigiane che tutto il mondo ci invidia , le Botteghe, i maestri d’arte di
Firenze…
Chiediamo a Simone
Mencherini, cosa vuol dire artigiano ai giorni d’oggi?
Artigiano vuol dire mani e
cervello, la tecnica viene dopo, ma prima di tutto far fare alle mani quello
che il cervello pensa, crea, decide, sogna…E poi, successivamente, si pensa
alla ricerca del materiale migliore, le pietre, tutto il mondo del materiale
che ruota intorno al gioiello finito.
Parlare dei maestri artigiani e delle Botteghe vuol dire parlare di Firenze che
è da sempre la scuola di pensiero dei maestri d’arte, che sono nati qui, in
tutti i settori: dall’arte, nascevano le “botteghe” del Rinascimento, fucine
inesauribili di genio, Verrocchio, Botticelli, Ghirlandaio, Leonardo, Cellini –
botteghe di tutti i settori, oreficeria, argentieri, l’arte del restauro, i
corniciai, gli impagliatori, la pelletteria, questa arte risalente addirittura al
‘300, e oggi finalmente abbiamo le scuole di formazione, i vecchi artigiani, I
maestri d’arte che insegnano ai giovani, è tutto un mondo di
“cultura” del lavoro, il nostro artigianato unico ed esclusivo, l’alta qualità che tutto il mondo ci invidia; anzi, le scuole di
formazione che diventano attualmente centri dove si preserva e si rinnova
la cultura legata al mondo dell’artigianato, che oggi suscita paradossalmente
molta più attenzione all’estero piuttosto che in Italia. Il lavoro fatto fino
ad oggi non potrebbe sopravvivere senza dei giovani capaci di interpretare e
rinnovare questa filosofia del Made in Italy. Mentre all’estero è considerato
sempre più un onore imparare a realizzare un oggetto destinato a durare nel
tempo, in Italia il “glamour” dell’artigianato è ancora tutto da riscoprire.
E l’incontro con l’artista Elisabetta
Rogai?
Mi è sembrato un incontro magico
con questa artista fiorentina ed internazionale, impegnata nel Palio di Siena, che mi ha chiamato per il suo
evento nel Cortile di Michelozzo, il salute della Città di Firenze all’artista
che ha avuto l’incarico di dipingere il Drappellone del Palio dell’Assunta; è
una grande artista e donna eccezionale che mi ha ispirato la linea orafa, la
linea VITE ; per lei, che me lo ha
commissionato, unico e irripetibile, ho
creato un anello con i colori di Siena, il cavallo e le torri; invece ho creato
un bracciale, prototipo per la “Linea
Vite”, che sarà presentata alla festa dell’Uva in settembre; abbiamo creato
una sorta di partnership, l’emozione di lavorare insieme, nasce la linea Elisabetta Rogai by Simone Mencherini …..due artigiani di
lusso, il prodigio delle nostre mani insieme….
Così le definisce la D.ssa
Bedotto, nel team dei docenti di Biochef Cooking, la prima Scuola Certifi... piùTISANE
PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE E COSMETICA
BIOCHEF
COOKING
“Erbe e Tisane….le nostre alleate”
Così le definisce la D.ssa
Bedotto, nel team dei docenti di Biochef Cooking, la prima Scuola Certificata
di Corsi di Formazione, che sta “scaldando”
i motori per inaugurare a settembre i corsi di corretta alimentazione, di chef
bio, come nuova opportunità di lavoro, ed inoltre, sezione che cura la
Dottoressa Bedotto, erborista, curarsi con le tisane, come abitudine e stile di
vita.
In una società votata al
clamore e a parole vuote, preoccupata più dell’apparire che dall’essere e in
gran parte incosciente della profonda crisi antropologica in atto, le emozioni,
come la tristezza, l’inquietudine, l’insicurezza, la timidezza e la speranza,
acquistano un valore particolare. In questa fase della società vengono
evidenziati gli aspetti più fragili
della condizione umana che portano inevitabilmente a valutare come sia
basilare l’approccio al cibo e alle sue mille variabili che determinano lo
stile di vita, la nostra personalità, le abitudini, il piacere del gusto ma
anche gli errori della nutrizione, gli sbagli nell’alimentazione.
Fa il punto sul tema la Dottoressa Bedotto:
La conoscenza del buon
cibo, il cibo inteso come piacere, con i suoi profumi, i colori, i sapori e il
gusto, porta alle delle emozioni per una valutazione critica della conoscenza
di noi stessi, equilibri emozionali, le nostre fragilità. Gusti e abitudini che
hanno un loro valore terapeutico, non sono incolori, lasciano una traccia se
nascono dal cuore e dal silenzio, se si rivelano ben consapevoli
dell’importanza di una alimentazione corretta che porta ad un corretto stato
psico-fisico.
E così, come erborista, mi
rivolgo ad un pubblico di altre donne e uomini per proporre dei Seminari, degli
incontri di gruppo per condividere, confrontarsi, criticare, dove la fragilità
dell’una si aiuti con la forza dell’altra, per un viaggio, dove, insieme, io insegnerò a scoprire come la terra e i suoi
frutti possono essere un valido coadiuvante per curarsi.
I
Seminari di
BioChef: Una
sana alimentazione per una vita sana
Cosmetici
naturali fai da te, Workshop di BioChef
Tra le moltissime varietà di tisane si
approfondiranno:
tisane per favorire il rilassamento ed
il sonno camomilla melissa passiflora tiglio valeriana escolzia -tisana
consigliata
tisane per favorire il regolare
transito intestinale aloe cascara frangola senna -tisana consigliata
tisane per favorire il drenaggio
gramigna pilosella betulla centella asiatica tarassaco uva ursina vite rossa
mirtillo -tisana consgliata
tisane per alleviare i sintomi da
raffreddamento eucalipto poligala grindelia issopo liquirizia verbasco timo -tisana
consigliata echinacea ribes
tisane per facilitare il metabolismo
tè verde arancio amaro olivo guaranà fucus
tisana consigliata rhodiola
tisane per favorire la digestione
genziana zenzero anice verde (anice stellato) salvia -tisana consigliata
Gli
incontri, Seminari che inizieranno il prossimo settembre, porteranno ad una
riflessione sulle abitudini alimentari, corrette o sbagliate, rimedio base,
trattamenti terapeutici, correttori di alimentazione e cosmetica naturale, metodologia
sulle
erbe stesse, sintomi e cure, le preparazione della droga (tisana), la
conoscenza dei materiali quali cortecce, legni, semi, frutti secchi, fiori,
foglie, insegnamento delle infusione a
caldo ed inoltre intolleranze, novità
scientifiche, e saranno concluse….sulle erbe, solo erbe insieme per imparare,
per correggersi, per suggerire e per modificare abitudini e percorsi sbagliati.
La Dr.ssa
Elisabetta Bedotto, erborista,
nata
a Borgosesia (VC) il 6 marzo 1985, trasferita a Pisa dopo aver conseguito il
diploma di perito chimico industriale nell’estate del 2004 presso l’istituto
Tecnico Industriale Q. Sella di Biella, iscritta nello stesso anno, alla laurea
triennale in Tecniche Erboristiche presso l’Università di Pisa e quindi
laureata il 20 marzo 2009; sempre nel 2009 dopo aver superato il test
d’ingresso a numero chiuso iscritta alla laurea triennale in Tecnico Sanitario
di Laboratorio Biomedico presso l’Università di Pisa, e, successivamente,
laureata il 23/10/2013.
In effetti, Alberto
Bernardoni, dovunque vada e si metta ai fornelli, suscita curiosità e la gente
capisce il suo vero talento, sia in Italia che negli Usa, dovunque Alberto ... piùTUMITURBI
A
Firenze le nuove emozioni di Alberto Bernardoni
In effetti, Alberto
Bernardoni, dovunque vada e si metta ai fornelli, suscita curiosità e la gente
capisce il suo vero talento, sia in Italia che negli Usa, dovunque Alberto fa
fare alle persone un vero e proprio viaggio tra vini e sapori del territorio
toscano, i sapori provenienti dalla nostra bella Italia.
I suoi piatti
racchiudono infatti il sole del Mediterraneo, così come l’aroma della terra e
l’effervescenza delle acque, sia lacustri che marine. Il tutto unito ed
esaltato dall’ormai capacità e sicurezza tecnica, al fine far fare al palato un percorso gustativo dovuto
all'eccellenza. Ogni sua portata, ogni piatto, ogni fantasia culinaria rappresenta,
quindi, un piccolo capolavoro, perché si tratta di talento, o arte, quella di Bernardoni,
vagabondo di lusso, per lui è adatta la canzone di Gianna Nannini , “Ragazzo ……non pianti mai bandiera” ,
sempre in giro per il mondo, pieno di riconoscimenti ricevuti nel corso della
sua lunga carriera.
Infatti, parte da
Firenze, ragazzo, a partire dagli anni ’80, quando giovanissimo si è trovato con
tutta la sua famiglia alla guida di un ristorante considerato tra i tre
migliori di Firenze, Ganino, dove ha letteralmente fatto scuola, proponendo una
visione avanguardistica, tanto nella preparazione quanto nella presentazione
dei suoi piatti, inserendosi così tra la schiera di coraggiosi innovatori che
ha aperto le porte alla concezione di cucina come arte, e tutto, su tavole
francescane, carta gialla, piatti contadini e tanta simpatia!!!!!
Sempre in Toscana, la
sua terra d’origine, gestisce poi “Il Bambino”, il “Parione”, il “Moscacieca”, inaugura
“il Francescano”, dove ha continuato per anni a stupire con le sue
sperimentazioni, abbinando l’innovazione e la fantasia con i grandi classici
della cucina nostrana, con una particolare attenzione verso la selezione delle
materie prime, i prodotti e gli ingredienti tipici del suo territorio.
Da circa sei mesi il
grande passo, nella strada più amata dai fiorentini, Via Lambertesca, angolo Via
dei Georgofili, zona Via Por Santa Maria, Uffizi, inaugura, con il valido aiuto
della compagna Carlotta e la sua mamma Stefania (la sua quasi suocera) apre “TuMiTurbi”, enoteca con cucina, tutta
un armonia di colore e sapori, pomodori e trecce d’aglio attaccate ai ferri, ceste
di funghi, fiori, salse e marmellate, una corte piena di fiori, piante e
candele, che si fa portavoce di un genere di cucina che definisce del
territorio, ossia focalizzata sul prodotto fiorentino e toscano ,e sicuramente vincente
su ogni genere di contaminazione o moda internazionale.
Un piatto, secondo
Bernardoni, deve quindi suscitare emozioni, mangiandolo: i suoi piatti
racchiudono infatti il sole del Mediterraneo, l’aroma della terra e i profumi
dei suoi prodotti, ogni sua portata rappresenta, quindi, un piccolo capolavoro.
L'INTERVISTA AD ALBERTO
BERNARDONI:
Come hai iniziato a fare lo chef? Diciamo
a fare il Ristoratore
Io mi sono
fatto da solo. Ho cominciato giovanissimo, con tutta la famiglia, da Ganino, in
quei giorni il locale più IN di firenze,
venivano tutti, i giocatori della Fiore,
Giancarlo Antognoni, i più importanti imprenditori di firenze, Prato, Santa
Croce, amici indimenticabili che, molti, non ci sono più…..ho abituato il
cliente vip a mangiare sulla tavola senza tovaglia, sulla carta gialla, fette
alte 3 dita di mortadella, tartufi a kili…….e da Ganino è iniziato il mio primo
viaggio. E poi, volendo realizzare un sogno, non mi sono mai più fermato.
Quali ‘ingredienti’ ti hanno permesso di
farcela?
Dedizione, sacrifico, sregolatezza, passione, emotività. Ma non sono ancora
all’apice, io, nel mio lavoro, metto il
cuore, la mente e la creatività.
Qual è la caratteristica principale del
tuo carattere?
La passione e la cura in quello che
faccio.
Il tuo piatto preferito?
Lascio dirlo agli altri, ma, dato che sono
fiorentino, tutti i piatti tipici, la pappa al pomodoro, la ribollita, il
peposo, gli ossi buchi, il tiramisù….
l'ingrediente che usi di più in
cucina?
Tutti quelli che trovo la mattina quando
vado ai mercati a fare la spesa, sono loro che determinano la mia cucina!
Quando non sei ai fornelli qual è la tua
attività preferita?
Stare a casa con la mia Carlotta e poi, in ferie, viaggiare e conoscere altri
paesi, altre cucine, altre usanze.
Il tuo rapporto
con l'arte e la tua forma d'arte preferita?
Ho la fortuna di avere una amica particolare, l’artista fiorentina Elisabetta
Rogai, l’artista che ha inventato EnoArte, dipingere con il vino, che
quest’anno è stata prescelta, a livello internazionale, dalla giunta Comunale
di Siena per dipingere, anche con il vino del territorio senese, il Drappellone
dell’Assunta del Palio di Siena. Mi ha promesso una sua opera dipinta al vino
che farà bella mostra a Tu Mi Turbi.
Se fossi un quadro o un’opera d’arte quale
saresti?
Una natura morta di Arcimboldo
Se fossi un film…?
Colazione da Tiffany con l’indimenticabile
Audrey Kepburn
Tu fossi una canzone?
La vita è bella, dal film di Benigni
Qual è lo chef che ammiri di più?
Siro Maccioni, un vanto dell’Italia
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Che “Tu Mi Turbi”, la mia ultima creatura,
come l’abbiamo chiamata, enoteca con cucina, sia finalmente il mio punto di
arrivo e di partenza insieme a Carlotta e Stefania
Hai mai usato la cucina come arma di
seduzione?
Sicuramente, la cucina è un discorso
aperto fra il cliente e me, è convincere, sedurre, fare compagnia, dare
ricordi, emozioni, è seduzione!
Il tuo motto?
Come diceva
Rossella O’Hara, domani è un altro giorno…..
Nel cuore della città dei Medici, a due passi dal Palazzo della
Signoria che fu loro dimora, in quella via Por Santa Maria che anticipa il
Ponte Vecchio, regno incontrastato degli orafi f... piùTUMITURBI
Trattoria con degustazione
vini
Nel cuore della città dei Medici, a due passi dal Palazzo della
Signoria che fu loro dimora, in quella via Por Santa Maria che anticipa il
Ponte Vecchio, regno incontrastato degli orafi fiorentini, il centro storico dove
Michelangelo e Giovanni da Verrazzano hanno avuto i natali, inaspettata, si
apre Via Lambertesca, strada che porta
agli Uffizi, dove, subito all’inizio, si apre l’accesso al Tumiturbi, dove è
ospitato un tempio del gusto e del buon bere.
Il trait d’union fra le culture, italiana e toscana, sembra
ispirare il sodalizio tra Alberto Bernardoni e Carlotta Andreini i quali, in
qualche anno di lavoro comune e appassionato hanno creato qualcosa di unico,
che oggi rappresenta sulla scena fiorentina il TOP nel gusto e nella tavola.
Forse il piacere del gusto è racchiuso nell’emozione che ci suscita,
un’emozione che ci arriva dalle esperienze, personali e culturali dei
proprietari.
Aperto da 2 mesi è una sinfonia di sapori, vini toscani, i fiori
e le candele si intrecciano ai pomodorini pachini, la cantina e la corte piena
di fiori….un romantico viaggio nella Firenze rinascimentale.
RISOTTO TUMITURBI
Ricetta
d’autore di Alberto Bernardoni
Le
ricette sono come figlioli, per gli chef, sono tesori, creazioni, creature….
Questa
ricetta vuol dire Alberto Bernardoni, perché è sua invenzione, ma anche la sua
storia, le tante esperienze nel campo della ristorazione, i locali che ha
aperto e che hanno avuto fortuna, la ristorazione fiorentina, nella quale
Bernardoni è un fine interprete.
Porzioni: 4
250g di spinaci, bietola ed erbette fresche
1l di brodo vegetale fresco
50g di burro
1 piccola cipolla tagliata a dadini
200g di riso arborio
60ml di vino bianco
4 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale e pepe q.b.
Appassire
la cipolla in olio, aggiungere le erbette di campo, bietola, spinaci tutti
tagliati finemente e farli rosolare per alcuni minuti, facendole appassire per
5 minuti, togliere e tenere in caldo....tostare il riso....evaporare con un
bicchiere di vino bianco, proseguire la cottura con il brodo vegetale caldo ; dopo
10 minuti dalla tostatura, aggiungere le erbette, bietola e spinaci dopo 16
minuti, a fiamma spenta, aggiungere 60 gr. di parmigiano grattugiato e 50 gr.
di burro....mantecare bene e servire nei piatti caldi....
Ufficio stampa: Cristina Vannuzzi
Tumiturbi
Degustazione
Vini/ Trattoria Via
Lambertesca 22 r
50123 Florence Via Lambertesca 22 r Tel: 055219162 meno
con
Orata all'Arancia di San Giuseppe e riduzione agrumata
Ingredienti x 6 persone
300
gr riso nero
1 cespo di Radicchio Rosso di Treviso
400
gr filetti orata mediterranea fresca spinata e spellata
2 Arancia di San Giuseppe
1 rametto di timo fresco
80 gr
Olio extravergine d’oliva Aspromontano
Sale
e pepe q.b.
Preparazione:
Lessate
il riso nero in una quantità di acqua adeguata leggermente salata. Sminuzzate
le foglie di Radicchio e aggiungetele al riso a cottura ultimata. Eliminata
l’eventuale liquido di cottura e lasciate raffreddare.
Preparate
i filetti di orata a dadini e lasciateli marinate in un composto preparato con
succo di arancia di San Giuseppe, timo sfogliato, sale e pepe.
Inumidite
con una parte del liquido della marinata il riso nero mescolando per sgranare i
chicchi.
Composizione
del piatto.
Con
un coppa pasta del diametro di Ø 7- 8
cm create una composizione a vostro piacimento
alternando il riso nero alla marinata di orata
Ricetta
d’autore di Giovanna Annunziata Ghilarducci executive chef
Ingredienti: Spaghetti Felicetti Monograno, Scampetti, gamberi biondi,
calamaretti e seppioline, aglio, peperoncino, olio extra vergine di oliva
Scaldare l'aglio e il peperoncino in olio extra vergine di oliva. Aggiungere
per prime le seppioline tagliate finemente. Dopo qualche minuto sfumare con
vino bianco.
Aggiungere il resto del pesce e gli spaghetti Felicetti Monograno. Far arrivare
a cottura mescolando e aggiungendo brodo di pesce fino a cottura al dente.
Mantecare con un filo d'olio extra vergine di oliva e un pizzico di prezzemolo
tritato.
Polpo da circa 800 G, 500 G fagiolini verdi, un mazzo di basilico, olio extra
vergine di oliva q.b.
Per il pesto leggero: un mazzetto di basilico, 50 g di pinoli, sale qb olio qb
Procedimento
Cuocere il polpo per 40-50 minuti in acqua non salata.
Bollire i fagiolini in acqua salata per 10-15 minuti, scolarli e raffreddarli
in acqua e ghiaccio. Scolarli, prenderne una parte e frullarli con basilico,
sale e olio per ottenerne una crema.
Prendere il polpo, tagliare i tentacoli in 2/3 pezzi, condirli con olio e sale
e cuocere sulla piastra entrambi i lati fino a completa caramellizzazione. Nel
frattempo preparare il pesto leggero: nel bicchiere del mixer mettere pinoli,
basilico olio e sale e frullare fino ad ottenere una leggera emulsione.
Impiattamento:
Stendere la crema di fagiolini con un tarocco a pettine. Adagiarci i fagiolini
rimasti conditi con olio e sale, disporre il polpo sopra i fagiolini e
completare con il pesto leggero. Ristorante
Acquasalata
Versilia,
la storia di una famiglia legata al mare
Mare
azzurro, vele tese verso il sole, sabbie d... più
E’
IL MARE, IL SALMASTRO, LA SABBIA
ECCO
ACQUASALATA
Versilia,
la storia di una famiglia legata al mare
Mare
azzurro, vele tese verso il sole, sabbie di velluto, leggero refolo di vento
sotto gli ombrelli colorati, estate attesa tutto l’anno; un fazzoletto di
spiaggia, lo sguardo verso le vette della Pania, il profilo severo della
Dormiente, la vetta più altera delle Apuane,
poi i colori, la spiaggia, il mare, le bandiere che sventolano, colori
spudorati, un trionfo di profumi: E’ Viareggio, un mondo tutto
particolare, dove la tenda si chiama
capanno e il villino si chiama bajadera,
dove i ragazzi sono nati e cresciuti in un lembo di terra salmastra, nella
darsena viareggina, con il sottofondo fragoroso del mare sovrapposto a quello
del ritmico martello dei calafati impegnati a costruire le imbarcazioni più
belle del mondo.
Proprio
quelle grandi barche appoggiate magicamente nel canale, i crocchi dei pescatori
ingobbiti dal tempo che sistemano le
reti corteggiati dal volo irregolare di gabbiani, striduli e allegri, barche
che sono da sempre la cartolina di Viareggio, da ammirare con gioia ogni
giorno, ragazzi che scappano, soprattutto in inverno, sulla spiaggia deserta per
trovare pezzi di legno arrivati chissà da dove, proprio per sognare…….un paese
dove gli abitanti si chiamano “logali” e ci si chiama con un suono dolce e
cantilenante…..delafia…..gente che vive sul mare, le lunghe serate d’ inverno segnate
dai venti forti delle Libecciate e del Tramontano, e lontano, sul molo, la luce
intermittente del faro che illumina velieri che raccontavano fughe e viaggi,
romanzi d’ amore e d’avventura, vele
imponenti, fragili come farfalle, storie di marinai, storie di uomini.
A Viareggio
paese, pieno centro, un affresco di Annigoni che ti accoglie, fatto di scampi,
triglie, granseole, scorfani e gallinelle, è il mare guizzante, vivo, e il
salmastro sul fondo, dove nascono e crescono i viareggini, e oggi è il
ristorante Acquasalata, la storia di una famiglia, persone assolutamente
normali, ma non banali, piene di passioni per la loro terra, Viareggio, la
Versilia, una grande cultura e talento inedito per la tavola, le vele, sogni
legati al mare, una vita cadenzata dal
movimento delle onde, inesorabile, dolce, ripetuto, senza tempo. Una famiglia
che si riunisce, alla solita tavola, la mamma Giovanna, una grande cuoca, la
brigata formata dalla figlia Laura, anche lei cuoca, la nuora Paola e il figlio
Davide all’accoglienza, lo chef Michel Marcucci, il maitre Luigi Menichini.
Il
timone della famiglia è retto da Giovanna, grande donna e grande cuoca,
unica, radicata ai sapori e ai prodotti
della sua Versilia, pesce appena pescato, che ogni giorno fa rivivere la poesia
sfiorita della pesca lungo la costa della Versilia, attività nobile e fiera di
un passato neppure troppo lontano.
Il
mare, come sosteneva il grande scrittore/marinaio Joseph Conrad, è un’
esperienza che mette alla prova tutti i sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il
tatto…….per Davide e per i viareggini va inserito anche il gusto nell’assunto
conradiano: un ragazzo cresciuto sul mare, amante del mare così tanto da essere
pescatore, nato e cresciuto in un lembo di terra incastonata tra il mare
azzurro della Versilia e la durezza delle Apuane, il profumo del salmastro che
si confonde al Libeccio, ragazzi che alla fine dell’estete, finalmente, si
riappropriano del loro elemento, il mare, per uscire con il “pattino”
attrezzato alla pesca, buttare le reti al tramonto e andarle a ritirare alle
prime luci dell’alba, piene di pesce, guizzante, vivo, nella profondità del blu, gli stridi rauchi
di gabbiani, con la luce che penetra nell’acqua, sotto il cielo invernale livido di pioggia, per
ripetere all’infinito la storia di un rapporto intenso dell’uomo con il mare,
sempre in bilico tra attese e incontri.
Storie,
profumi, sapori incancellabili, che oggi Giovanna ripropone: grande talento, materia prima e la
volontà di valorizzare i prodotti del territorio, nella cucina che la vede
regina incontrastata:
il
successo di un talento per niente scontato, il paradigma di una cucina
semplice, figlia della memoria, i prodotti al centro del piatto, segnati con
eleganza da tocchi d’inventiva, una cucina eccezionale di cui Acquasalata è
padrone, una base di cucina classica con la sorpresa di piccole variabili
geniali per sapori inattesi: il polpo viareggino con le patate, gli spaghetti
con i paraculi, piccolissimi moscardini appena nati, le alici appena pescate,
crude con la cipolla fresca, l’impepata di cozze, il risotto agli scampi, gli
spaghetti alla trabaccolara, la frittura inimitabile di un pesce di paranza
appena pescato, gli inediti occhioni e i sugarelli, considerati a torto “pesce
povero”, la pasta fatta in casa, i dolci, vere emozioni, dalle ricette di casa,
custodite, tramandate e rigorosamente
segrete.
E
poi una grande cantina, di cui si occupa Davide, sommelier, con un debole per il Giulio Ferrari Riserva del
Fondatore, di cui ho una verticale invidiabile dal 1979 al 2002
Questa
cucina è la testimonianza di come la cucina, interpretata con fantasia, possa
trasformare i piatti della tradizione in momenti di emozioni e che la cucina
stessa, come l’arte, sia la cultura di un popolo e di come un talento innato
possa emergere in autonomia, al di là di Guide e stampa di settore, a volte penalizzanti.
Una
passione, quella della cucina viareggina, tra le barche dondolanti nel porto, i
verdi della Pineta e poi il mare aperto
e sconfinato, le ricette di casa, per un mix di sensazioni, scuola di vita e
atmosfere, una filosofia di vita forgiata dalla famiglia, un talento innato per
trasformare antichi sapori in nuove e voluttuose emozioni.
Avere
cura dell’ospite vuol dire avere le stelle nel cuore
Firenze è
bellissima ma i fiorentini non perdono tempo a dirlo, fanno finta che non
gl’importi, che non si sappia, Firenze non ha tempo per guarda... piùLA
LOCANDA DI FABIO CAMBI
Avere
cura dell’ospite vuol dire avere le stelle nel cuore
Firenze è
bellissima ma i fiorentini non perdono tempo a dirlo, fanno finta che non
gl’importi, che non si sappia, Firenze non ha tempo per guardarsi allo specchio , muta e si trasforma, ma è nella sua camaleontica natura, basta qualche
chilometro e ci si trova in collina, terrazze a strapiombo su tanta bellezza, e
la natura che qui certo non è matrigna, piena di colori, di cipressi, di tetti
rossi.
Firenze non indugia su se stessa, non si guarda,
ma conferma la sua vocazione di città d’arte
e di turismo ed è piena di volti, di storie di vita che vogliono dire
soprattutto ospitalità. In questa città la cucina è fatta da personaggi che
sono veri talenti, da generazioni, giovani, pazzoidi, geniali e sperimentatori,
ma anche legati alle tradizioni, innovatori, provocatori, la filosofia
dell’ospitalità, che a Firenze è il vero lusso, ovvero la semplicità, senza ricorrere a effetti speciali che ormai appaiono
vuoti, privi di contenuti, dove si riscoprono gli ingredienti, si valorizzano
le materie prime, perchè qui cuochi si diventa cercando e sperimentando, frugando
nella memoria alla ricerca di sapori e saperi, accorgendosi di cosa si ha
'sotto il naso', usando con intelligenza le risorse, senza mai abdicare alla
qualità delle materie prime, che è poi la qualità della vita.
Un isola, Corso
Italia al 19 rosso, un oasi di silenzio, vicino quello che fu il Teatro
Comunale, una piazza verde come uno smeraldo, palazzi severi, austeri, grande
signorilità, classe, le famiglie dei fiorentini “bene”, si apre una new entry
nell’universo della ristorazione fiorentina, la boutique del gusto “La locanda
di Fabio Cambi”, qui il sapore
è un percorso poliedrico che si alimenta di tutti i nostri sensi, si dice che
bendandosi gli occhi la nostra concentrazione aumenti, che la ricezione delle
papille si acutizzi, la sensibilità alle sfumature si accentui... può darsi, ma
noi crediamo che la “percezione estetica del gusto” sia un’esperienza completa,
un viaggio attraverso un equilibrio tra creatività, sostanza e immagine. E i
cinque sensi sono tutti perfettamente accordati, perché anche la vista gode di
un armonia di colori, interni sobri, arredi
discreti, colori pastello, atmosfera evocativa privilegiando i beige e i
marroni, in terra il caldo teack dal colore brunito tendente al nero, un grande
albero spicca nel centro della sala, tra foglie e fiori d’anturium, mille
candele palpitanti che creano sottintesi angoli di complicità.
Un incontro sorprendente con il proprietario, Fabio Cambi, un pilastro della ristorazione
fiorentina dal 1950, partito dall’Oltrarno da una fiaschetteria – L’Antico
Ristoro del Cambi – presta la sua professionalità ad una nuova avventura con
competenza, coadiuvato dalla moglie e dalla bella figlia Elisa in sala,
executive chef Leonardo Scuriatti: in sala si vive un singolare racconto dove il
“primo attore” di questo viaggio del gusto è sicuramente la bistecca, di scottone
femmine, regale, calda, quasi sensuale nella sua prepotenza, appena posata sul
vassoio, unica…… “la fiorentina”!
Fabio Cambi e lo chef Lorenzo Scuriatti ci portano per mano in un locale
bellissimo, incastonato come un gioiello nel cuore di Firenze,
ad un passo dal polmone verde del Parco delle Cascine, i cui tratti distintivi
abbinano l’estro culinario del patron
Cambi e la garbata attenzione dello chef Scuriatti. L’uno in cucina, l’altro in
sala, officiano il rito della tavola facendo parlare da sé una materia prima di
altissima qualità accompagnata da etichette di tutto rispetto. Leonardo
Scuriatti, scuola di Leonardo Romanelli, insegnante, in ambito food un mito del
giornalismo e della critica, lo chef fiorentino ha un’appartenenza gastronomica
ampia, frutto delle molteplici esperienze che lo hanno visto tra celebri
fornelli della Toscana: un apprendistato gastronomico completato da una bella
vena creativa, elementi che oggi gli permettono di raccontare storie di gusto
con rara delicatezza, capacità in grado di accostare armonicamente nel piatto
gli ingredienti più diversi in intrecci inconsueti. La sua base
ispiratrice è la Toscana, declinata in una miriade di sapori.
E nasce un magico fil rouge tra il locale odierno di Fabio Cambi
e la toscana dell’800, il patron ha l’abilità, come un inatteso giocoliere,
di portarci come flash back in un mondo
fatto di vecchie ricette di casa, chiacchere davanti al fuoco scoppiettante,
lucide pentole di rame dove profumi antichi “cantano” in una lenta cottura,
dove collane d’aglio e prosciutti del Casentino sono attaccati a vecchi
schidioni di ferro, il rosso fuoco delle collane di pomodorini, gli odori
dell’orto, da cui si intravedono i cancelli ornati dal glicine….tutto questo è
Toscana, Firenze, cucina semplice ma gourmet, ricette tramandate con arte.
Inizia con una simbolica semina la
presenza
di Vandana
Shiva nel parco della Biodiversità di semi locali e tradizionali di okra,
zucca e me... più
THE ORGANIC CAN SAVE THE WORLD,
IL BIOLOGICO SALVERA’ IL PIANETA
Inizia con una simbolica semina la
presenza
di Vandana
Shiva nel parco della Biodiversità di semi locali e tradizionali di okra,
zucca e melone provenienti dal circuito Navdanya assieme alle Donne in Campo
della Cia, per dare un chiaro segnale della portata del forum e degli obiettivi
che i tavoli di lavoro che si susseguiranno presso il Parco della Biodiversità
per tutto il periodo di Expo vogliono raggiungere.
Un forum internazionale sull’agricoltura
biologica per dare delle risposte concrete al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita . Il forum, che si è
insediato in occasione della cerimonia di inaugurazione del Padiglione del
Biologico e del Naturale realizzato da Bologna Fiere all’interno del Parco
tematico della Biodiversità di Expo, si svolgerà per tutto il periodo
dell’Esposizione anche con incontri tematici a cui parteciperanno esperti
nazionali ed internazionali. “La scelta dell’agricoltura biologica è il primo
indispensabile passo per restituire fertilità al suolo” ha sottolineato nel
corso dell’inaugurazione Vandana Shiva, ecologista indiana e presidente di
Navdanya International, che ha inoltre presentato il Manifesto Terra Viva,
elaborato da venti esperti di tutto il mondo: “Dal Manifesto emergono almeno
nove assi strategici che rafforzano l’appello verso il biologico. Un appello
che deve partire anche da Expo”.
“In questa fase – ha spiegato l’attivista
della difesa della biodiversità – l’agricoltura biologica può fornire risposte
assolutamente necessarie al cambiamento climatico in atto, restituendo
fertilità ai suoli, immagazzinando i gas serra che stanno distruggendo non solo
il Pianeta ma la sopravvivenza delle nostre culture e forse della stessa
umanità. Biologico significa inoltre biodiversità delle colture e dei semi, un
forziere di opportunità per fare fronte al cambiamento climatico globale.
Biologico significa lavoro nelle campagne e lavoro creativo per i giovani, in
antitesi all’agricoltura industriale. E significa agricoltura familiare,
valorizzazione dei territori, riconoscimento del ruolo delle donne nella
produzione e nella preparazione del cibo”.
Emblematico l’inizio dei corsi di
formazione di Biochef Cooking a Firenze con l’apertura di Expo, corsi che hanno come
scopo quello di creare una nuova figura professionale: il “BioChef”, che dovrà
essere in grado di unire le competenze tipiche dello chef ad una spiccata
sensibilità orientata al mangiar sano.
Il BioChef per essere considerato tale, dovrà conoscere
le produzioni tipiche e tradizionali del territorio in cui opera, la
stagionalità dei prodotti ortofrutticoli e dovrà essere capace di pianificare e
realizzare menù all’insegna di una cucina creativa e sana, proponendo ai suoi
clienti ricette etiche, salutistiche e rispettose dell’ambiente.
Il BioChef dovrà essere capace di unire qualità e sostenibilità, gusto e
salute, sicurezza e tracciabilità, tecnologia e tradizione.
Nel team dei docenti di Biochef una importante new
entry, il Dottor Ciro Vestita,
laureato in medicina e specializzato in Pediatria, svolge la sua attività di
dietologo e fitoterapeuta; infatti una sua “massima” che ripete ai suoi
pazienti: “ Le
piante e i loro aromi sono spesso una validissima alternativa alla chimica”
Nata a Firenze é esperta in comunicazione, ufficio stampa e merchandising.
Collaborazioni: settori food, lifestyle, locali, eventi, fashion, fragranze, chirurgia plastico/estetica, interviste chef e vip person -
Caporedattore del mensile Wine Fashion Europe Web Magazine
Collaborazione come redattore con le testate:
Wall Street International Magazine, Name Magazine, Alpi Fashion Magazine, Premium Magazine, Eventi Dop, Factory Style Mag, Cavolo Verde Web Magazine, Cibo e vino Web Magazine, World Wine Passion Web magazine anglo/russo/italiano, Firenze News, Aeroflot Magazine, testata giornalistica della linea aerea russa, En Vie mensile Osaka Japan, Alizè La Vie mensile web e cartaceo USA
Collaborazione professionale con Studio Legale italo/americano per internazionalizzazione della P/M impresa italiana verso USA, Cina e Brasile.
Anno 2013/2014/2015: Autore e responsabile comunicazione del Progetto contro la mafia “Le cene della Legalità” patrocinato dalla Presidenza del Senato in collaborazione con l’Osservatorio contro la ‘Ndrangheta, la Fondazione Antonino Caponnetto e La Regione Calabria.
Dove mi trovo
firenze e new york
Attività
pressoffices comunicazione
Professione
press
Annalisa Miotto
Ciao a tutti.......domanda ....per fare una pappa al pomodoro ci và la cipolla??? Qualcuno la mette e qualcuno no e io cosa faccio???? Grazie per la risposta