Il Gusto

Addio a Bob Noto, il più grande fotografo di food (che scoprì Adrià)

Bon Noto in un suo autoritratto
Bon Noto in un suo autoritratto 
Ironico e dissacrante, negli ultimi 25 anni ha fotografato i protagonisti delle cucine d'avanguardia del mondo. Seguici anche su Facebook
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Per Ferran Adrià era il miglior palato del mondo. Glielo diceva ridendo sulla terrazza del Bulli alla fine di una delle decine di cene che con l'amatissima moglie Antonella e l'inseparabile cagnolino Rocky avevano fatto al ristorante di Roses, in Catalogna. Bob Noto e Antonella sono l'unica coppia al mondo ad aver mangiato tutti gli oltre 1800 piatti usciti dalla mente e dalla cucina del genio spagnolo. Si erano conosciuti nell'estate del 1993 - quando ancora lo chef spagnolo non era il 'fenomeno Adrià' - ed era nato un sodalizio basato sulla stima e la comune visione gastronomica. 

Un grandissimo gourmet, dunque, dal senso del gusto sviluppato al pari del suo talento di fotografo di food. Ha scattato lui le foto dei piatti dei più importanti cuochi dell'avanguardia italiana e internazionale. E li ha raccontati in riviste di mezzo mondo e in libri come "Cracco, sapori in movimento", "Grandi chef di Spagna" e "6, autoritratto della cucina italiana d'avanguardia" (lavori firmati con l'amica scrittrice Alessandra Meldolesi) o "Il Cuoco Universale" con Andrea Grignaffini. Sue le immagini del catalogo della mostra Regine & Re di Cuochi, una vera e propria enciclopedia della gastronomia italiana, con ampio spazio dedicato a 33 grandi interpreti dell'evoluzione dello stile della nostra cucina contemporanea. Suoi ancora molti progetti fotografici e grafici per Slow Food, la Triennale, Lavazza, l'Università di Scienze Gastronomiche e le collaborazioni con Identità Golose e Lo Mejor de la Gastronomia e altro ancora.
"Spirale", il dessert secondo Adrià (Bob Noto)
"Spirale", il dessert secondo Adrià (Bob Noto) 
Difficile per chi ammira le sue foto immaginarlo in azione solo con una piccola macchina digitale, che teneva sempre in tasca, e un minuscolo cavalletto per catturare l'emozione di un piatto ("sempre poi rigorosamente mangiato" diceva con orgoglio).
Torinese, classe 1956, Bob Noto era una sorta di anima segreta della nuova cucina italiana: gli chef ammiravano la sua capacità di giudizio sui piatti e di intuizione e analisi dell'idea che stava dietro ai piatti.
Ma quando gli chiedevi cosa faceva nella vita ti rispondeva "il ferramenta", perché era nell'ufficio della grossa utensileria di famiglia che passava le mattine. Salvo poi prendersi un intero mese di vacanze all'anno per girare una ventina di grandi ristoranti nel mondo ogni estate.

Eppure le sue primissime passioni erano la musica (le sue prime foto, raccontava, sono state per copertine di dischi) e il teatro, che lo aveva portato a calcare le scene da ragazzo. E in effetti la sua fisicità imponente, il suo incedere da protagonista in una sala, la gestualità avevano un quid di teatrale, in bilico tra lo ieratico e il dissacrante. Ecco, forse dissacrante è l'aggettivo che più calza. Iconoclasta, anticonformista, estremamente ironico.   
Era un uomo colto e molto raffinato, ma amava la battuta triviale, esplicitamente volgare, usata per nuotare controcorrente alla sua piemontesità, al prototipo del torinese sempre dentro le righe, controllato. E invece controllato lo era.
Tanto riservato che fino all'ultimo - la laurea honoris causa a Massimo Bottura all'Università di Bologna la sua ultima uscita pubblica - ha celato la sua malattia, nascondendo la sofferenza di un brutto male dietro ai dolori provocati dalla sciatica. Un male che adesso lascia disorientati amici ed estimatori nel mondo della gastronomia e Antonella, che lui chiamava sempre "la mia bellissima moglie sexy".