Cinema e cibo, da Sophia a Bisiotutti i film che ingolosiscono

diGabriele Bojano

La spaghettata-culto di Totò, la pizza prediletta da Julia Roberts

Dal film “Maccheroni”

Dal film “Maccheroni”

La celluloide non si mangia eppure riesce lo stesso a scatenare straordinari peccati di gola. Il cibo al cinema è da sempre un fattore di aggregazione sociale molto importante. E non ci riferiamo solo a popcorn, patatine e coca-cola piazzati durante le proiezioni per la gioia dei più piccoli. No, il cibo che ci interessa è quello che appare sul grande schermo, a volte sotto forma di messaggio promozionale. a volte come snodo fondamentale ai fini della trama. Tanto per essere chiari, cosa sarebbe mai stato «Miseria e nobiltà» di Mario Mattoli (1954) senza la scena clou di una delle più note spaghettate del cinema? C’è Totò (Felice Sciosciammocca), squattrinato (vive alla giornata facendo lo scrivano), che, alla vista di una zuppiera ricolma di pasta, non riesce a trattenersi e si scaraventa su quel ben di Dio per arraffarne con le mani quanto più ne può. Quella ‘’mangiata’, con gli spaghetti che finiscono addirittura nelle tasche, come scrive Antonio Vacca nel saggio “Cinema e cibo”, «ha più il carattere della rivalsa economica che quello della degustazione».

Sophia la pizzaiola

Restando a Totò, in «47, morto che parla» è un nobile avaro che dosa al milligrammo perfino il condimento. La taccagneria a tavola si ripresenta in «Totò, Peppino e i fuorilegge» (1956): Antonio (Totò) invita a cena Peppino (Peppino De Filippo) che porta con sè 200 grammi di spaghetti, due salsicce e una mela. «Ma io non ci posso rimettere l’acqua, il fuoco, il condimento, l’antipasto e la manifattura per la sua bella faccia!», s’irrita la moglie di Antonio, Teresa (Titina De Filippo), donna tanto ricca quanto avara. E così assistiamo ad una delle cene più esilaranti della storia del cinema, tra olive (contate, una a testa) a mo’ di antipasto, e posate legate per paura che siano rubate. Risale più o meno agli stessi anni «L’oro di Napoli»(1954), tratto dal libro di Giuseppe Marotta e diretto da Vittorio De Sica. Nell’episodio «Pizze a credito» la bella e formosa pizzaiola Sofia, interpretata da Sophia Loren agli inizi di carriera, perde il costoso anello di fidanzamento che le ha regalato il marito geloso e possessivo. Sarà finito nella pasta di qualche pizza? La verità è più amara: è stato lasciato dal giovane amante che, non senza imbarazzo, lo riporta fingendo di averlo trovato in una pizza.

Bisio e la “zizzona”

Con un salto di oltre venti anni, ma il nostro excursus è molto lacunoso, arriviamo a «La mazzetta» (1978) di Sergio Corbucci in cui fa la sua bella figura partenopea un piatto di pasta al nero di seppia. Mentre qualche anno dopo in «Maccheroni» (1985) di Ettore Scola, scomparso proprio nei giorni scorsi, Marcello Mastroianni e Jack Lemmon si godono la vita e giganteschi babà con la panna. Due esempi, infine, di film che diventano veicolo promozionale: “Mangia prega ama” (2010) di Ryan Murphy in cui Julia Roberts alla ricerca della felicità è testimonial eccellente della pizza margherita, bazzicando persino l’Antica Pizzeria Da Michele, e “Benvenuti al Sud” (2010) di Luca Miniero. Che non solo ha fatto la fortuna della location , Castellabate, ma anche della zizzona di Battipaglia, la mozzarella che Claudio Bisio fa assaggiare agli scettici confratelli nordisti del gorgonzola. Provare per credere.

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25 gennaio 2016 2016 ( modifica il 25 gennaio 2016 2016 | 14:37)